La caserma di Dueville chiusa per burocrazia
Ma l’erba del cortile chi la sfalcia? Pare impossibile ma la caserma dei Carabinieri di Dueville, inaugurata un anno fa e costata un botto ai Comuni che la volevano, è ancora chiusa e disabitata per problemi così: l’appalto per la manutenzione, la tinteggiatura, lo sfalcio…
Tutte cose che saranno burocraticamente importantissime ma che al normale cittadino appaiono, ovvio, cretinate. Cose che nei Paesi seri si risolvono in due settimane. Non siamo a Foggia, Caserta o Reggio Calabria: siamo a una ventina di minuti da Vicenza, nel cuore della terza provincia industriale d’Italia, oggi in ripresa dopo gli anni bui e capace a suo tempo di esportare quanto la Grecia o metà dell’Argentina. Ed è proprio l’abisso tra l’efficienza di un sistema produttivo in grado di reagire a una crisi epocale e l’inefficienza dell’apparato pubblico a rendere ancora più fastidiosi i ritardi. Il primo a denunciare il delirio burocratico, nell’aula del consiglio regionale, è stato l’assessore veneto al Bilancio e agli enti locali Roberto Ciambetti: «Non mi volevano credere. Pensavano me la fossi inventata. Così la mattina dopo sono andato a farmi una foto per Facebook davanti alla caserma. Sbarrata». Sono anni che Dueville e i paesi intorno aspettano quella caserma. L’accordo per costruirla fu firmato addirittura nel 2006. Spese divise fra la Regione e i Comuni di Dueville, Caldogno, Montecchio Precalcino, Monticello Conte Otto.
Quattro anni di scartoffie per avviare il cantiere, altri quattro per i lavori e il 15 marzo 2014, finalmente, ecco l’inaugurazione. Tutto a posto? Macché. «Prima il canone d’affitto, poi un problema di pianta organica dei carabinieri, quindi le casse vuote per comprare il mobilio», ha scritto sul Gazzettino Giuseppe Pietrobelli, «A seguire una diatriba semi-condominiale su chi avrebbe dovuto sostenere le spese della manutenzione…». Per l’affitto, usuale da sempre, in questi casi, è stato fissato il canone di circa nove euro l’anno al metro quadro. Ridicolo. Ma ancora troppo per uno Stato alle prese con la spending review a spese degli enti locali. «E vabbè, primi due anni gratis!», hanno sospirato i Comuni. Per i mobili, ci ha pensato la prodigalità di un privato. Per la manutenzione, dopo un tira e molla, gli stessi municipi si sono rassegnati: «Andrà a finire che l’erba la taglieremo noi...». Dai e dai, però, ogni gesto di generosità da parte dei Comuni e dei privati cittadini è stato inutile. La caserma è ancora lì, chiusa. Una figuraccia. Sempre più insopportabile ogni giorno che passa…