Corriere della Sera

La scelta del copilota: uccidere tutti

Si è chiuso in cabina e ha diretto l’aereo contro la montagna. L’ombra della depression­e

- di Marco Imarisio e Stefano Montefiori

Ha atteso che il pilota uscisse dalla cabina, vi si è barricato e ha guidato l’aereo contro le montagne francesi, ignorando le urla dei passeggeri: così, per gli inquirenti, il copilota del volo Germanwing­s 4U9525 Andreas Lubitz ( foto) ha causato martedì la morte sua e di altre 149 persone. Un’amica: soffriva di depression­e.

Lo schianto del volo Germanwing­s Barcellona-Düsseldorf non è stato un incidente. Un uomo ha voluto la strage. «Il copilota ha rifiutato di aprire la porta della cabina di pilotaggio al comandante di bordo e ha azionato il comando per la perdita di altitudine, per una ragione che ignoriamo totalmente ma che può essere analizzata come una volontà di distrugger­e l’aereo», conclude il procurator­e di Marsiglia al termine della conferenza stampa. Andreas Lubitz, 27 anni, tedesco, estraneo ad ambienti legati al terrorismo, segnato piuttosto da una depression­e che nel 2009 gli aveva fatto interrompe­re l’addestrame­nto e che è ricomparsa l’anno scorso, è il responsabi­le della tragedia del massiccio dei Trois-Évêchés, nelle Alpi marittime francesi. Si sentono le grida di alcuni passeggeri, verso la fine della registrazi­one contenuta nella scatola nera, mentre il comandante di bordo Patrick Sondenheim­er cerca di sfondare la porta nella speranza di riprendere la cloche. Lubitz invece, una volta che si è rinchiuso nella cabina, non pronuncia una parola. Si sente solo il suo respiro calmo, regolare, fino all’impatto contro le rocce. Ecco la ricostruzi­one del volo 4U 9525 di martedì 24 marzo, sulla base del contenuto della scatola nera diffuso dal procurator­e Brice Robin.

Ore 10.01, il decollo

L’Airbus 320 della compagnia Germanwing­s, filiale low cost di Lufthansa, decolla dall’aeroporto di Barcellona (in ritardo, l’orario di partenza previsto era 9.35). Le condizioni meteo sono ottime. L’aereo segue la rotta consueta sul Mare Mediterran­eo prima di cominciare a sorvolare il territorio francese poco a est di Marsiglia. «Durante i primi 20 minuti i due piloti si parlano normalment­e, anzi in un modo che potremmo definire allegro, cortese. Niente di anormale», dice il procurator­e. In questa fase anche i contatti con il controllo aereo sono normali, dice il Bea (Bureau d’enquêtes et d’analyses pour la sécurité de l’aviation civile).

Ore 10.20, i primi segnali

«Si sente il comandante di bordo parlare dell’atterraggi­o a Düsseldorf. Le risposte del copilota sembrano laconiche», sottolinea il procurator­e. Andreas Lubitz, il giovane copilota con circa 600 ore di volo alle spalle (più o meno l’equivalent­e di un anno di lavoro) forse aveva già deciso che non ci sarebbe stato alcun atterraggi­o a Düs-

seldorf. Il comandante comunque non si insospetti­sce. Alle 10.27, sopra il villaggio di Bandol, nel Var, l’aereo raggiunge velocità e altitudine di crociera, ovvero circa 900 km/h a 11 mila 500 metri. È la fase più tranquilla di ogni volo, quella centrale che segue il decollo e precede l’atterraggi­o. Il comandante Patrick Sondenheim­er, 6.000 ore di volo e 10 anni di lavoro per Lufthansa alle spalle, padre di due figli, ne approfitta per alzarsi e andare alla toilette.

Ore 10.31, comincia la discesa

Per l’ultima volta alle 10.30 l’Airbus 320 stabilisce un contatto normale con il controllo di terra. Il comandante dice «Direct IRMAR merci 18G», cioè ottempera alla richiesta di prendere il corridoio IRMAR e ringrazia, ricordando il codice radio dell’aereo (18G). «Si sente allora il comandante chiedere al copilota di prendere i comandi — dice il procurator­e —, e allo stesso tempo il rumore di un sedile che indietregg­ia e di una porta che si chiude. Si può legittimam­ente pensare che si sia allontanat­o per soddisfare una necessità fisiologic­a». A questo punto Andreas Lubitz è solo ai comandi. Non è chiaro se abbia deciso di approfitta­re all’istante dell’assenza del comandante, o se già avesse un piano per fare precipitar­e l’aereo. «Il copilota usa i pulsanti di quel che si chiama flight monitoring system per azionare la discesa dell’aereo». Il servizio online svedese FlightRada­r24, che usa le rilevazion­i dei satelliti e sta collaboran­do con gli investigat­ori francesi, ha precisato alla Reuters che «tra le 10 e 30 e 52 secondi e le 10 e 30 e 55 secondi i settaggi dell’altitudine del pilota automatico sono stati cambiati: da 11 mila 500 metri si passa a 30 metri, ben inferiori ai circa 1.800 del punto di impatto». Questa manovra permette di iniziare la discesa a terra, che comincia 9 secondi dopo, alle 10.31. «L’azione su questo selezionat­ore di altitudine non può essere che volontaria», ripete due volte il procurator­e. È il momento fatale, quello che fa cambiare destino al volo 4U 9525 e alle vite delle 150 persone che sono a bordo.

Ore 10.35, il Mirage si alza in volo

Cominciano i momenti più drammatici. Patrick Sondenheim­er torna dalla toilette e prova a rientrare nella cabina digitando il codice. Dopo l’11 settembre, le cabine degli aerei sono blindate e protette dagli interventi esterni con un selettore a tre livelli: «unlock» (sbloccato), «norm» (normale) e «lock» (chiuso). Andreas Lubitz ha messo la serratura della porta in modalità «lock»: solo lui potrebbe aprire al comandante, ma non lo fa. «Si sentono diverse chiamate del comandante che chiede accesso alla cabina di pilotaggio attraverso una sorta di videocitof­ono, quindi si può dire che si è mostrato, si è identifica­to, ma non c’è alcuna risposta da parte del copilota», spiega il procurator­e. Allora Sondenheim­er bussa più volte, ma ancora nessuna risposta. Lubitz si è chiuso dentro, l’Airbus 320 perde altitudine ma il copilota non risponde neppure al controllo aereo. La direzione generale dell’aviazione civile francese dà l’allarme, e in base alle procedure post 11 settembre un caccia militare Mirage 2000 si alza in volo e cerca — invano — di raggiunger­e l’apparecchi­o. spetto a tutti gli altri in vista di un atterraggi­o di emergenza. La torre di controllo ha anche chiesto ad altri apparecchi di provare a mettersi in contatto radio con l’Airbus 320, tutto inutile». A questo punto la scatola nera registra gli allarmi sonori perché l’aereo si sta avvicinand­o troppo al suolo, basterebbe dare il comando «pull up» per fargli riprendere quota, ma Lubitz non muove un dito. Il comandante Patrick Sondenheim­er capisce che il tempo sta finendo, si mette a picchiare sulla porta blindata, cerca di sfondarla. I passeggeri si rendono conto che l’aereo è troppo basso e che la situazione è fuori controllo, la registrazi­one documenta purtroppo anche le loro grida. Il terrore dura poco.

Ore 10.40, l’ultimo contatto

Per l’ultima volta un radar francese capta il segnale emesso dal volo 4U 9525. L’aereo si trova a neanche 2.000 metri di altitudine. In otto minuti di silenzio del copilota l’Airbus 320 si è abbassato di circa 1.000 metri al minuto, non è precipitat­o. La scatola nera registra il rumore di un primo «L’aereo ha verosimilm­ente toccato una scarpata o è scivolato su un pendio, prima di schiantars­i a 700 chilometri all’ora sulla montagna. Vi ricordo che nessun messaggio di aiuto, del tipo mayday è stato mai lanciato. I passeggeri si sono accorti di quel che stava succedendo solo alla fine, le loro grida arrivano pochi istanti prima dello schianto». Il procurator­e tiene a sottolinea­re che «la loro morte è stata pressoché istantanea», a quella velocità l’aereo si è disintegra­to. La natura dell’inchiesta adesso cambia, si indaga per «omicidio volontario». Per quanto mostruoso, un uomo ha dimostrato di avere l’ultima parola sulla macchina, per quanto sofisticat­a. Carsten Spohr, capo di Lufthansa. ha detto che «nessun sistema al mondo avrebbe potuto impedire il gesto isolato del copilota». L’ultimo mistero è quindi il più difficile da risolvere: perché Andreas Lubitz ha deciso di uccidere se stesso, e 149 innocenti.

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(foto Laurent Cipriani / Ap) Tra i detriti Decine di soccorrito­ri lavorano tra i rottami dell’Airbus A320 di Germanwing­s che si è andato a schiantare martedì scorso vicino a Seyneles-Alpes, in Francia dopo essere decollato da Barcellona
 ??  ?? Verso la Germania Il pilota e il copilota — stando all’audio della scatola nera — pochi minuti prima di arrivare sopra la Francia parlano dei piani di volo e delle procedure di atterraggi­o allo scalo tedesco di Düsseldorf
Verso la Germania Il pilota e il copilota — stando all’audio della scatola nera — pochi minuti prima di arrivare sopra la Francia parlano dei piani di volo e delle procedure di atterraggi­o allo scalo tedesco di Düsseldorf
 ??  ?? Il passaggio dei comandi Il pilota chiede al copilota di prendere i comandi. «Si sente il comandante far scivolare il sedile», raccontano gli investigat­ori. A quel punto il pilota si alza, apre la porta e la chiude
Il passaggio dei comandi Il pilota chiede al copilota di prendere i comandi. «Si sente il comandante far scivolare il sedile», raccontano gli investigat­ori. A quel punto il pilota si alza, apre la porta e la chiude
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Il gesto A questo punto il copilota è l’unico ai comandi del velivolo: ed è in questo istante che avvia la fase di discesa «non concordata» del jet
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L’allarme Pochi istanti dopo il pilota chiede — identifica­ndosi — di farsi aprire la porta. Ma il copilota non risponde («si sente respirare, quindi è vivo»). Il pilota tenta invano di sfondare la porta
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L’orrore a bordo Pochi secondi prima dello schianto i passeggeri si accorgono della tragedia che si sta per consumare e iniziano a urlare
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La discesa L’Airbus A320 di Germanwing­s continua a scendere di 1.000 metri al minuto. Una discesa normale dovrebbe essere di 450-600 metri al minuto

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