Corriere della Sera

Le vittime

- DAL NOSTRO INVIATO

Le vittime del disastro aereo dell’Airbus A320 della Germanwing­s precipitat­o martedì sulle Alpi francesi sono 150: 144 passeggeri, 2 piloti e 4 membri dell’equipaggio

I passeggeri sono di 16 nazionalit­à: 72 tedeschi, 50 spagnoli, tre americani, tre britannici, tre kazaki, tre argentini, due australian­i, due colombiani, due messicani, due iraniani, due venezuelan­i, due giapponesi, un olandese, un danese, un belga e un israeliano

Duecentoci­nquanta familiari delle vittime hanno partecipat­o a una cerimonia per ricordare i loro cari che si è svolta ieri a Le Vernet. Arrivati a bordo di otto pullman partiti da Marsiglia, si sono raccolti nelle camere ardenti allestite a Seyne-lesAlpes e Vernet

La donna al finestrino ha gli occhi cerchiati di rosso. Intorno alle 11 il pullman viene preso in consegna dalla gendarmeri­a locale all’altezza del centre des vacances La Val Fleuris, la valle in fiore, e si ferma a metà tornante. La signora si accorge della presenza di altre persone sul ciglio opposto della strada. China la testa, fruga nella borsa, fa cenno di avvicinars­i. Appoggia al vetro una pagina strappata di giornale. Sul bordo bianco ha scritto una frase a pennarello. «Mio marito è stato ucciso». Alcuni annuiscono con la testa, altri cercano di distoglier­e lo sguardo, cos’altro puoi fare. Lei scoppia a piangere, picchia con il pugno sul sedile davanti. Il rimmel cola sulle guance. Al centro della fiancata del pullman c’è una scritta enorme e colorata. «Noi vi offriamo le migliori vacanze del mondo».

L’antefatto del mattino è questo. Adesso, ore 16.15, siamo davanti a questo pascolo pieno di sterco di mucca che chissà perché sembra diventato un buco nero, l’unico luogo in grado di risucchiar­e tutto questo dolore, esorcizzar­lo, più per gli altri, per chi assiste davanti alla tv, che per chi lo subisce. I familiari delle vittime arrivano preceduti da moto e auto della Gendarmeri­e, l’intera area è delimitata da transenne che hanno l’unico scopo di tenere lontani gli altri, isolare queste persone che vengono sorrette e tenute per mano mentre scendono i tre gradini del pullman. Camminano spaesati, guardandos­i intorno, trasportat­i dalle loro case in questa gola circondata da montagne che mai come oggi appare fredda e ostile. Sono 250, meno dei 400 previsti, molti non se la sono sentita.

Tutto è cambiato, proprio mentre questi uomini e donne salivano sull’aereo. Il loro dolore non è più la notizia principale. Il dolore non può unire neppure loro che ne sono vittime, perché non è vero che la morte è sempre uguale, sapere che tuo figlio e tua madre o tuo marito sono morti in una disgrazia è un conto, scoprire all’improvviso, in viaggio verso una piccola consolazio­ne, che sono stati ammazzati è qualcosa che non lascia margine, non concede pietà. Quando i sette pullman colorati ripartono verso l’aeroporto di Marsiglia, non si muove nessuno. I gendarmi che circondano la baita dicono

Cosa siamo venuti a fare? Siamo su questa montagna per assistere alla scena di un delitto

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