Corriere della Sera

Volontà e classifica più i nuovi attaccanti c’è qualcosa di buono nel pareggio di Sofia

- Fabio Monti

Il 2-2 di Sofia ha fornito un quadro realistico della situazione azzurra. Nell’Italia che ha raccolto un punto in casa della Bulgaria, come con Lippi e Prandelli, si sono visti i pregi e i difetti del momento. Gli aspetti positivi non sono pochi. Contro la Bulgaria, gli azzurri hanno mantenuto l’imbattibil­ità con Conte c.t.: 7 partite, amichevoli comprese, cinque vittorie e due pareggi. Anche se la Croazia ha allungato (5-1 alla Norvegia, 13 punti in cinque gare), la classifica dell’Italia è ottima, con una fetta di qualificaz­ione a Euro 2016 già in tasca, tenendo conto anche del calendario. È stato significat­ivo lo spirito con il quale l’Italia si è battuta in condizioni estreme (il prato bagnatissi­mo), senza mai perdersi d’animo, anche quando sembrava difficile arrivare al pareggio, dopo la partenza lanciata e un’ora di calma piatta, senza occasioni nitide. E nell’ultimo quarto d’ora, gli azzurri sono riusciti anche ad alzare il ritmo, segno che nella bagarre le gambe hanno funzionato meglio. Mai è mancata la volontà: tutti si sono impegnati al massimo e in linea con le proprie potenziali­tà. La Bulgaria occupa il 71° posto nel ranking Fifa, ma contro l’Italia ha giocato la partita dell’anno, sapendo che una vittoria avrebbe riaperto i giochi per la qualificaz­ione e questo spiega l’amarezza del c.t. Petev (esordio in panchina, una motivazion­e in più per i bulgari): «Abbiamo buttato via due punti».

A Sofia si è avuta l’ennesima conferma che Conte è costretto a lavorare con un materiale non

I punti critici

di altissima qualità. La presenza degli stranieri nel campionato italiano può anche essere un alibi, come sostengono tanti; resta il fatto che la base dalla quale attingere si è ristretta negli anni, così come l’esperienza internazio­nale del gruppo resta molto limitata. E questo spiega anche la necessità di ricorrere agli oriundi, per allargare le possibilit­à di scelta.

Nel 1982, l’Italia aveva vinto il titolo mondiale e Bearzot non aveva convocato, per scelta, Pruzzo ( capocannon­iere) e In una serie A dove dominano gli stranieri (anche quelli di livello modesto), la base dalla quale può attingere Conte è modesta. Pochi i giocatori di personalit­à, pochissimi quelli di esperienza internazio­nale. E chi ha scritto pagine indimentic­abili di storia azzurra comincia ad avvertire il peso degli anni. Beccalossi; era stato costretto a rinunciare a uno dei suoi fedelissim­i (Bettega, infortunat­o) e in finale non aveva potuto schierare Antognoni ed era stato costretto a sostituire subito Graziani. Nell’Italia campione del mondo 2006, gli attaccanti erano Toni, Gilardino, Totti, Del Piero, Inzaghi e Iaquinta. Conte ha puntato su Zaza e Immobile, che fa la riserva nel Borussia Dortmund. Le difficoltà nel fare gol sono apparse evidenti anche a Sofia. Per questo ha chiuso la partita con Eder e Contro la Bulgaria, l’Italia ha zoppicato in fase difensiva, con errori non consueti per giocatori come Barzagli e Bonucci (non era mai successo con Conte di incassare due gol); in attacco la coppia d’attacco Immobile-Zaza non si è risparmiat­a, ma ha confermato le difficoltà nell’inquadrare la porta. Oriundo Eder Citadin Martins, 28 anni, chiamato solo Eder, attaccante della Samp, autore del 2-2 contro la Bulgaria, in Italia ha giocato anche con Empoli, Frosinone, Brescia e Cesena (Liverani) In Bulgaria aveva lo scomodo ruolo di vice-Pirlo. Verratti tende a giocare bene, quando tutto gira bene (Paris S.G.) piuttosto che a prendere in mano una squadra in difficoltà (Nazionale). A Sofia ha faticato molto a cercare la posizione, scavalcato dai lanci di Bonucci, ma ha 22 anni ed è giusto insistere su di lui. Gabbiadini, che hanno una varietà di colpi superiore, una maggiore propension­e al dribbling, più imprevedib­ilità, ma che hanno potuto approfitta­re della stanchezza dei bulgari.

Quello che ha sorpreso è stata l’improvvisa fragilità degli azzurri in fase difensiva. I due gol bulgari sono nati da due incertezze, inattese perché Bonucci e Barzagli (al rientro in azzurro) non sono abituati a situazioni del genere. Ma le difficoltà sono emerse anche nel gioco sulle corsie laterali e soprattutt­o nel rendimento di Verratti, molto inferiore rispetto a quanto di vede quando gioca nel Paris St. Germain, dove ha intorno tanti campioni. La squadra lo ha aiutato poco e lui ha aiutato poco la squadra, ma è giusto insistere su di lui, e non solo per preparare il dopoPirlo. In Italia c’è la tendenza ad accantonar­e i giovani alle prime difficoltà e dopo due partite; il Paris St. Germain ha dato fiducia al giocatore, voluto fortemente da Leonardo, quando era il d.t. del club; l’Italia dovrebbe fare la stessa cosa, perché anche Pirlo a 22 anni non era ancora il campione che ha conquistat­o tutto. Il ruolo è delicato e Conte dovrà anche mettere a punto l’ingranaggi­o che impedisca ai lanci di Bonucci di tagliare fuori dal gioco Verratti. Ultima osservazio­ne: ai tempi dell’Italia campione del mondo nel 2006, Pirlo aveva 27 anni; adesso ne ha 36. Non è la stessa cosa, anche se la classe non ha età, soprattutt­o per chi sa far correre il pallone, che come ricordava Toninho Cerezo, «non ha età».

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