Volontà e classifica più i nuovi attaccanti c’è qualcosa di buono nel pareggio di Sofia
Il 2-2 di Sofia ha fornito un quadro realistico della situazione azzurra. Nell’Italia che ha raccolto un punto in casa della Bulgaria, come con Lippi e Prandelli, si sono visti i pregi e i difetti del momento. Gli aspetti positivi non sono pochi. Contro la Bulgaria, gli azzurri hanno mantenuto l’imbattibilità con Conte c.t.: 7 partite, amichevoli comprese, cinque vittorie e due pareggi. Anche se la Croazia ha allungato (5-1 alla Norvegia, 13 punti in cinque gare), la classifica dell’Italia è ottima, con una fetta di qualificazione a Euro 2016 già in tasca, tenendo conto anche del calendario. È stato significativo lo spirito con il quale l’Italia si è battuta in condizioni estreme (il prato bagnatissimo), senza mai perdersi d’animo, anche quando sembrava difficile arrivare al pareggio, dopo la partenza lanciata e un’ora di calma piatta, senza occasioni nitide. E nell’ultimo quarto d’ora, gli azzurri sono riusciti anche ad alzare il ritmo, segno che nella bagarre le gambe hanno funzionato meglio. Mai è mancata la volontà: tutti si sono impegnati al massimo e in linea con le proprie potenzialità. La Bulgaria occupa il 71° posto nel ranking Fifa, ma contro l’Italia ha giocato la partita dell’anno, sapendo che una vittoria avrebbe riaperto i giochi per la qualificazione e questo spiega l’amarezza del c.t. Petev (esordio in panchina, una motivazione in più per i bulgari): «Abbiamo buttato via due punti».
A Sofia si è avuta l’ennesima conferma che Conte è costretto a lavorare con un materiale non
I punti critici
di altissima qualità. La presenza degli stranieri nel campionato italiano può anche essere un alibi, come sostengono tanti; resta il fatto che la base dalla quale attingere si è ristretta negli anni, così come l’esperienza internazionale del gruppo resta molto limitata. E questo spiega anche la necessità di ricorrere agli oriundi, per allargare le possibilità di scelta.
Nel 1982, l’Italia aveva vinto il titolo mondiale e Bearzot non aveva convocato, per scelta, Pruzzo ( capocannoniere) e In una serie A dove dominano gli stranieri (anche quelli di livello modesto), la base dalla quale può attingere Conte è modesta. Pochi i giocatori di personalità, pochissimi quelli di esperienza internazionale. E chi ha scritto pagine indimenticabili di storia azzurra comincia ad avvertire il peso degli anni. Beccalossi; era stato costretto a rinunciare a uno dei suoi fedelissimi (Bettega, infortunato) e in finale non aveva potuto schierare Antognoni ed era stato costretto a sostituire subito Graziani. Nell’Italia campione del mondo 2006, gli attaccanti erano Toni, Gilardino, Totti, Del Piero, Inzaghi e Iaquinta. Conte ha puntato su Zaza e Immobile, che fa la riserva nel Borussia Dortmund. Le difficoltà nel fare gol sono apparse evidenti anche a Sofia. Per questo ha chiuso la partita con Eder e Contro la Bulgaria, l’Italia ha zoppicato in fase difensiva, con errori non consueti per giocatori come Barzagli e Bonucci (non era mai successo con Conte di incassare due gol); in attacco la coppia d’attacco Immobile-Zaza non si è risparmiata, ma ha confermato le difficoltà nell’inquadrare la porta. Oriundo Eder Citadin Martins, 28 anni, chiamato solo Eder, attaccante della Samp, autore del 2-2 contro la Bulgaria, in Italia ha giocato anche con Empoli, Frosinone, Brescia e Cesena (Liverani) In Bulgaria aveva lo scomodo ruolo di vice-Pirlo. Verratti tende a giocare bene, quando tutto gira bene (Paris S.G.) piuttosto che a prendere in mano una squadra in difficoltà (Nazionale). A Sofia ha faticato molto a cercare la posizione, scavalcato dai lanci di Bonucci, ma ha 22 anni ed è giusto insistere su di lui. Gabbiadini, che hanno una varietà di colpi superiore, una maggiore propensione al dribbling, più imprevedibilità, ma che hanno potuto approfittare della stanchezza dei bulgari.
Quello che ha sorpreso è stata l’improvvisa fragilità degli azzurri in fase difensiva. I due gol bulgari sono nati da due incertezze, inattese perché Bonucci e Barzagli (al rientro in azzurro) non sono abituati a situazioni del genere. Ma le difficoltà sono emerse anche nel gioco sulle corsie laterali e soprattutto nel rendimento di Verratti, molto inferiore rispetto a quanto di vede quando gioca nel Paris St. Germain, dove ha intorno tanti campioni. La squadra lo ha aiutato poco e lui ha aiutato poco la squadra, ma è giusto insistere su di lui, e non solo per preparare il dopoPirlo. In Italia c’è la tendenza ad accantonare i giovani alle prime difficoltà e dopo due partite; il Paris St. Germain ha dato fiducia al giocatore, voluto fortemente da Leonardo, quando era il d.t. del club; l’Italia dovrebbe fare la stessa cosa, perché anche Pirlo a 22 anni non era ancora il campione che ha conquistato tutto. Il ruolo è delicato e Conte dovrà anche mettere a punto l’ingranaggio che impedisca ai lanci di Bonucci di tagliare fuori dal gioco Verratti. Ultima osservazione: ai tempi dell’Italia campione del mondo nel 2006, Pirlo aveva 27 anni; adesso ne ha 36. Non è la stessa cosa, anche se la classe non ha età, soprattutto per chi sa far correre il pallone, che come ricordava Toninho Cerezo, «non ha età».