Vettel «Grazie ragazzi»
«Questa è una vittoria speciale Una sorpresa, ma io ci credevo»
«Il numero 1 è tornato, la Ferrari è tornata». L’ingegnere di pista Riccardo Adami dà il titolo a una domenica speciale, forse storica. La Ferrari è tornata, ed è successo prima di quanto tutti (uomini in rosso compresi) si aspettassero; se è l’inizio di qualcosa di grande lo vedremo. Ma Sebastian Vettel fa molto di più che tornare alla vittoria dopo un anno di digiuno e dubbi in Red Bull («È stata dura, la macchina era buona, ero io che non riuscivo a tirare fuori il massimo»), riportare la Ferrari più in alto di tutti dopo quasi due anni (non succedeva da Barcellona 2013) e far vedere al mondo che l’impensabile è possibile, il dominio Mercedes si può abbattere.
Sebastian riannoda il filo con il passato, cancella l’era di Fernando Alonso (il campione di tormenti, ieri ritirato con la McLaren) con una fila di «grazie» urlati in radio, un pianto dirotto e due paroline basic in italiano («grande gara, bella macchina») e ci riporta direttamente là, all’idolo senza il quale oggi non sarebbe un pilota, Michael Schumacher naturalmente. «Avevo così tante foto di Michael in camera da piccolo, lo guardavo vincere e ora sul podio davanti alla gente in rosso ci sono io, ecco perché questa vittoria forse è la più speciale di tutte». Schumi viene nominato di continuo, e chissà se lo può sentire. «Quando ho varcato il cancello di Maranello è stato come un sogno che diventava realtà, l’ultima volta che c’ero stato ero bambino, a bordo pista, guardavo Michael che girava. Alla fine della gara ho pensato a lui, è un peccato non possa essere qui, ma resta una grande parte del team, la sua figura aleggia ancora a Maranello, è una fonte di ispirazione per tutta la Ferrari».
Per lui di sicuro. Tanto che l’emozione di emulare il suo eroe stava quasi per distrarlo: «Negli ultimi giri ho quasi perso il controllo, mi ripetevo, “stai per vincere su una Ferrari, ti rendi conto?”. Poi mi sono riconcentrato » . Anche così si spiega quel sospirone di sollievo che arriva via radio.
Per qualcuno Seb ricorda Schumi anche nelle partenze decisamente dure, visto che ha schiacciato il povero Rosberg, così educato da non lamentarsi: «Potevo solo chiudere gli occhi e pregare, ma in effetti mi ha lasciato abbastanza spazio». E quindi sì, ecco il nuovo Schumi che parla italiano. La Rossa gli calza come un guanto («Il feeling è stato ottimo sin dall’inirealtà, zio, è bilanciata, si fa maneggiare come voglio»), anche se ha deciso di portare una tuta extralarge, dentro la quale affoga e sembra più bambino di quanto non sia, con i suoi 27 anni e i quattro Mondiali sulle spalle. In in una domenica perfetta in cui in Ferrari ha funzionato tutto, strategia compresa (gli uomini rossi sapevano che grazie all’ottimo degrado delle gomme per vincere potevano puntare solo sulle due soste, quindi non si sono precipitati ai box durante la safety car, cosa che invece ha fatto la Mercedes pasticciando un po’), Seb si è preso una bella rivincita. Naturalmente su tutti quelli che dicevano che vinceva grazie alla macchina: questa volta ha vinto senza avere la macchina più forte. «Le Mercedes qui hanno sofferto il caldo, ma in generale dovremo ancora ridurre il divario. Quanto a me, credo di non aver niente da provare a nessuno. Se non do il meglio non sono felice. L’anno scorso non lo ero, quest’anno per ora sì».
Secondo Bernie Ecclestone ha un motivo in più per essere felice. «Sta per avere il secondo figlio». Seb e la moglie Hanna hanno già una bimba, Emilie, di circa un anno, ma la seconda lieta novella non è confermata dalla portavoce Britta. Ma se Vettel nasconde con cura ossessiva la sua vita privata, quella da pilota è lì da vedere: costellata da una serie di scelte felici e molto fortunate. In Bmw se lo sono lasciati scappare da ragazzino e lui è entrato nell’universo Red Bull, nell’era del dominio; ora è arrivato nella Ferrari di Marchionne e Arrivabene proprio quando tanti sforzi sono giunti a maturazione. A uno così nulla è precluso. «La vittoria è una sorpresa per tutti, però io dopo le qualifiche ci credevo, in fondo se non pensi ti possano succedere cose grandiose la vita diventa triste. Quindi, sì, penso anche al Mondiale, è per questo che sono alla Ferrari. A Maranello hanno lavorato come pazzi: è arrivata nuova gente, aria fresca. La vittoria è dedicata a tutta la squadra». Alle nove e mezza di sera Seb è ancora al circuito: porta un pesante scatolone pieno di bottigliette d’acqua e le distribuisce ai meccanici che nel forno malese smontano il box. Schumi approverebbe.