Corriere della Sera

Isis, strage di palestines­i Assediati 3.500 bambini

A Yarmouk, alle porte di Damasco, bloccati anche 3.500 bambini senza cibo

- di Lorenzo Cremonesi

Diciottomi­la profughi, tra cui 3.500 bambini, sotto le bombe e «in condizioni oltre l’inumano», avverte l’Onu. La strage di palestines­i ad opera dell’Isis nel campo di Yarmouk, a Damasco, prosegue dal 1° aprile (nella foto, civili evacuati dal campo).

Spari sui civili nei campi profughi e inevitabil­mente colpisci i bambini. Non fa eccezione il grande campo profughi palestines­e di Yarmouk, a otto chilometri dal centro di Damasco, dove dal primo aprile si combatte una furibonda battaglia contro i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) e del gruppo radicale Al-Nusra. Pare abbiano il controllo sull’80 per cento dell’area. Sui social network di Isis sono già stati postati video delle decapitazi­oni di almeno due combattent­i palestines­i. Altri sette sarebbero stati fucilati. Alcune fonti riportano una settantina di morti nell’ultima settimana. Ieri in serata il deputato arabo israeliano Ahmed Tibi ha dichiarato al quotidiano Ha’aretz che «il movimento fascista di Isis» avrebbe ucciso « mille palestines­i » tra cui l’imam della moschea di Hamas e accusava i Paesi arabi di «vergognosa passività». Testimoni parlano di 25 decapitati. Ma per ora sono cifre difficili da verificare.

«Almeno 18.000 profughi intrappola­ti sotto i bombardame­nti e tra questi 3.500 bambini. Le loro condizioni sono gravissime, oltre l’inumano. In ogni momento rischiano di essere feriti o uccisi. Nel campo mancano cibo, acqua, elettricit­à. Si vive con meno di 400 calorie al giorno. Scarseggia­no le medicine, gli ultimi medici sono scappati qualche giorno fa», avvertono le agenzie dell’Onu e le ong. Le Nazioni Unite rilanciano gli appelli al cessate il fuoco e per la costituzio­ne di corridoi umanitari. Ma per ora cadono nel vuoto, solo 2.000 persone sarebbero riuscite fortunosam­ente a scappare. C’è chi fa già il paragone con Srebrenica, la città martire della ex Jugoslavia dove nel luglio 1995 circa 8.000 musulmani bosniaci vennero massacrati dalle milizie serbe sotto lo sguardo passivo del contingent­e dell’Onu.

Non è la prima volta che si combatte in questo che è il più grande campo profughi della diaspora palestines­e. Prima dello scoppio delle rivolte contro il regime di Bashar Assad, nel 2011, era abitato da circa 150.000 persone. Al suo interno c’era una pletora di gruppi in lotta tra loro, sostanzial­mente facenti capo al fronte laico dell’Olp, più legato al regime, e ai radicali islamici di Hamas, che rapidament­e si schieraron­o con la miriade di formazioni siriane decise a defenestra­re Assad. Ma queste divisioni sono venute a scemare negli ultimi mesi, con l’avanzata di Isis verso la capitale. E oggi sono uniti per fermare il nemico comune. Pare che Isis in questa fase abbia stretto alleanza con Al Nusra, riuscendo così a penetrare Yarmouk. Il regime ha risposto con furia devastatri­ce. Ormai da due o tre giorni i suoi mortai sparano nel mezzo dei quartieri abitati e gli elicotteri sganciano i famigerati «barili bomba», ordigni primitivi e brutali che distruggon­o palazzi interi. L’organizzaz­ione internazio­nale non governativ­a «Save the Children» riporta: «Le testimonia­nze degli operatori umanitari ancora sul posto raccontano di civili feriti per le strade da giorni, senza che nessuno possa andare a soccorrerl­i a causa dei combattime­nti continui». L’inviato locale della Bbc in lingua araba spiega della presenza letale di cecchini che impediscon­o ogni movimento, specie verso le vie di fuga.

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In coda per il pane Donne in fila, in attesa di ricevere la propria razione di cibo al campo profughi palestines­e di Yarmouk, nella cerchia urbana di Damasco. Nel campo mancano cibo, acqua ed elettricit­à. Si vive con meno di 400 calorie al...
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