Corriere della Sera

Fassino: regole di bilancio cambiate 64 volte dal 2011

Fassino: «Hanno cambiato 64 volte le regole di bilancio»

- Di Lorenzo Salvia

«Dal 2011 a oggi, le regole di bilancio per i Comuni sono state cambiate 64 volte»: così al Corriere Piero Fassino.

Presidente Fassino, parlando del Def Matteo Renzi dice non chiamateli tagli. Lei come li chiama?

«Intanto prendo atto che il presidente del consiglio ha annunciato di voler incontrare i sindaci, e questo è positivo e distensivo. Per quel che riguarda i tagli vedremo quali saranno le proposte. Naturalmen­te ci auguriamo che non ci siano ulteriori riduzioni di risorse per i Comuni. I margini mi sembrano pressoché esauriti».

Non tocca pure ai Comuni ridurre la spesa pubblica?

«Guardi che un sindaco la sua spending review la fa ogni giorno. Dal 2010 ad oggi, tra taglio dei trasferime­nti e patto di stabilità, i Comuni hanno fatto sacrifici per 17 miliardi di euro. E questo nonostante incidano poco sia sul totale del debito pubblico, il 2,5%, sia sull’intera spesa pubblica, il 7,6%. Non lo dice Fassino ma l’Istat. E mi pare che altri abbiano contribuit­o molto meno al risanament­o dei conti pubblici». Si riferisce alle Regioni? «Mi riferisco alle amministra­zioni centrali dello Stato».

Anche per loro erano previsti tagli.

«Ma in molti casi sono rimasti sulla carta. Sui Comuni è molto più facile intervenir­e: i soldi non arrivano punto e basta. Sulle amministra­zioni centrali dello Stato, come i ministeri ma non solo, il percorso è più complesso». Cosa chiederete a Renzi? «Di conoscere le linee del Def ma anche di discutere alcuni problemi che riguardano ancora il 2015. Bisogna ricostitui­re il fondo perequativ­o per evitare che 1.800 Comuni perdano gettito nel passaggio dalla vecchia Imu alla nuova Tasi». Quanto costa? «625 milioni di euro, come l’anno scorso. Ma aspetti, c’è altro. Serve un meccanismo compensati­vo per l’Imu sui terreni agricoli e montani: oggi i Comuni devono girare allo Stato quello che accertano non quello che riscuotono e le piccole amministra­zioni finiscono in ginocchio. Poi c’è anche il taglio da un miliardo per le città metropolit­ane, davvero non sostenibil­e...».

Renzi ha detto di aver letto cose stravagant­i dette da alcuni «cari amici». Tutti hanno pensato a lei e al sindaco di Firenze Dario Nardella.

«Credo ci sia stato un equivoco giornalist­ico. Lo stesso Renzi ha detto che lo sforamento del patto di stabilità era stato fatto non dal Comune di Torino ma dalla vecchia Provincia. E comunque non c’è una mia parola che non sia chiara, nel merito. Ho sempre sostenuto Renzi, lo sostengo ancora e non ho alcuna ragione per criticarlo in modo strumental­e. Ma sono il presidente dell’Anci e ho il dovere di raccoglier­e il malcontent­o dei sindaci. Che poi, per dirla tutta, non riguarda solo i soldi». E cos’altro? «Sa quanti decreti ci sono stati dal 2011 ad oggi che hanno cambiato le regole di bilancio per i Comuni?». No. «64, uno ogni 15 giorni. I macro saldi di bilancio li deve fissare il governo. Ma su come arrivarci in ogni Comune a decidere devono essere i sindaci. Anche noi siamo uomini di governo, abituati ad assumerci le nostre responsabi­lità».

La replica Il presidente Anci: «Anche noi siamo uomini di governo, mica bambini dell’asilo»

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