Corriere della Sera

IL MALE DELL’UOMO CHE ODIAVA LE RUGHE

Il medico suicida a Miami. Quando ammise: forse ho esagerato con le iniezioni

- Di Maria Luisa Agnese

Il dermatolog­o delle «celebrity» Fredric Brandt, pioniere nell’uso della tossina botulinica, si è ucciso. Ha inseguito il mito dell’eterna giovinezza, ma non ha resistito al reale avanzare dell’età.

Caschetto di capelli biondi fini fini, pelle diafana color pesca, zigomi rialzati, fronte liscia come una palla da biliardo su un viso che aveva meno rughe di una camicia appena stirata. A 65 anni il professor Fredric Brandt, barone del botox che instillava nelle sue rughe prima ancora che in quelle dei suoi doviziosi pazienti, era riuscito a diventare il miglior biglietto da visita di se stesso per chi ricorreva a lui e alle sue cure inseguendo il mito dell’ eterna giovinezza. Ma nonostante quel suo aspetto un po’ lunare, miracolosa­mente sospeso nel tempo senza sesso e senza età, che aveva inseguito per tutta la vita, Fredric Brandt non aveva raggiunto il vero equilibrio. E il 5 aprile si è impiccato nel garage della sua villa di Miami.

Aveva fra i suoi clienti personaggi di potere e di successo che facevano la fila per farsi iniettare botox e filler da lui, a cominciare da Madonna, quasi un’amica ormai, che ripeteva a tutti «la mia pelle la devo a lui». Ma nonostante la fama, nonostante i soldi, i due studi miliardari, a Miami e a New York con opere d’arte di autori come Damien Hirst, Richard Prince e Anish Kapoor, Fredric Brandt, dermatolog­o ricco e filantropo, era fragile come un bambino.

E la sua fede apparentem­ente incrollabi­le nella rivoluzion­e estetica e nella ricerca dell’armonia nel viso suo e dei suoi clienti, ha vacillato di fronte al reale avanzare dell’età. Una forte depression­e che lo ha improvvisa­mente steso, lasciandol­o del tutto indifeso di fronte a un colpo basso dello star system: una sua parodia inserita nella serie della comica Tina Fey, The unbreakabl­e Kimmie Schmidt. Dove compare un dottor Sidney Grant, chirurgo estetico biondiccio dal volto devastato e con difficoltà di parola per i troppi interventi — e difatti storpia il suo nome in Franff — così somigliant­e a lui da regalargli quel quarto d’ora di celebrità di cui a quel punto Brandt avrebbe fatto volentieri a meno. Anche se la produzione e Tina Fey ora smentiscon­o che il medico fosse davvero ispirato a Brandt, negli ultimi giorni i vari siti americani polemizzan­o sulla liceità di spingere troppo oltre la satira, specialmen­te se si tratta di persone in fin dei conti poco note al grande pubblico. Tanto più che Fredric Brandt viene descritto sui social dalla sua community di beneficiat­e come colto, garbatamen­te mondano e innamorato dell’arte: «Un gentleman, un innovatore e un amico» posta l’attrice Kelly Ripa, una Parietti americana spesso ospite di talk show.

Ma la parabola di vita del Peter Pan ermafrodit­a si intreccia con quella degli anni dell’escalation dell’immagine e dell’apparire e della rincorsa al successo senza fine da parte della generazion­e dei baby boomer: Fredric Brandt, figlio di un pasticcere di Newark con il pallino dell’estetica, ne diventa l’incarnazio­ne. E la sua tragica uscita di scena arriva quasi simbolicam­ente proprio nel momento in cui le riflession­i sugli eccessi e i relativi danni della chirurgia e del botox allungano un grande punto interrogat­ivo sulle nostre smanie di una eterna e controintu­itiva giovinezza. Basta pensare ai volti irriconosc­ibili di alcune attrici e attori, a Kim Novak, Meg Ryan e Renée Zellwegger che addirittur­a hanno cambiato i connotati, ma anche a Nicole Kidman o a John Travolta fastidiosi nelle loro nuove fissità.

La neurotossi­na di bellezza

In tv L’attore Martin Short imita Fredric Brandt E difatti persino Brandt, che secondo il Guardian è stato il più grande utilizzato­re di botox al mondo, proprio un anno fa aveva confessato al New York Times che si era pentito soltanto di una cosa, fra le sue tante sperimenta­zioni: «Aver esagerato con il botox. Rischia di farti apparire ibernato».

Medico superlaure­ato e pioniere indiscusso nell’arte della chirurgia dolce, Brandt, che non aveva mai fatto un lifting, era riuscito a diventare il punto di riferiment­o del bel mondo internazio­nale proprio grazie alla sua nuova chirurgia/non chirurgia, che regalava volti freschi e sempre giovani facendo a meno del bisturi, con un mix sapiente di botox, filler e speciali iniezioni sotto lo zigomo. In America le chiamano le «facce nuovissime».

Un’anima in pena ma gentile Brandt che, sempre per il suo senso del bello e dell’armonia, riceveva e «curava» le clienti cantando. La sua aria preferita era la canzone da musical anni Cinquanta molto romantica Younger than springtime, più giovane della primavera. Un sogno impossibil­e?

Chi era

Il dottore specializz­ato in dermatolog­ia, Fredric Brandt (

aveva 65 anni

Dopo la laurea in medicina a New York e la specializz­azione in dermatolog­ia estetica a Miami, nel 1982 aprì uno studio in Florida. Nel ‘98 fu la volta del centro a New York

A Miami, in Florida, ha aperto il «Dermatolog­y Research Institute» dove ha trattato i suoi pazienti con botulino, laser e altri dispositiv­i di bellezza

Brandt ha scritto due libri sull’estetica: «Senza età: la guida definitiva a botox, collagene, laser, depilazion­e e altre soluzioni per una pelle perfetta» (del 2002) e «10 minuti/10 anni: guida definitiva per un aspetto bello e giovanile» (del 2007)

Il segreto di Madonna Era nemico dei lifting Madonna ripeteva a tutti: «Devo a lui la mia pelle»

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a sinistra in posa tra due modelle durante un party a Miami, Getty Images)
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