Corriere della Sera

Il richiamo Ue sugli aiuti di Stato I rilievi sulle banche

- Di Fabrizio Massaro

Una nuova tegola potrebbe cadere sulle banche italiane. Insieme con gli istituti di Spagna, Portogallo e Grecia potrebbero essere oggetto di un’inchiesta da parte della Commission­e Ue per presunti aiuti di Stato: nel mirino c’è il meccanismo fiscale dei crediti d’imposta sulle perdite considerat­i come patrimonio. L’indagine non è ancora formalment­e aperta ma ieri il portavoce della Commission­e, che ha confermato la notizia del Financial Times, ha detto che è stata inviata a Spagna Italia, Grecia e Portogallo la «lettera amministra­tiva» per chiedere informazio­ni sul trattament­o dei «deferred tax asset» («dta», o imposte differite attive) inseriti nei capitali delle banche. L’aiuto di Stato consistere­bbe nel fatto che — qualora una banca stesse per fallire — lo Stato dovrebbe farsi carico della parte del capitale costituito dai crediti fiscali. Ma le banche italiane — per le quali, secondo gli analisti di Equita, i «dta» valgono tra 150 e 200 punti base di patrimonio — non ci stanno. «Totale sorpresa» ha espresso il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini: non solo non godrebbero di un regime di favore ma al contrario sarebbero penalizzat­i rispetto alle banche degli altri Paesi dell’eurozona. Questo perché le svalutazio­ni sui crediti deteriorat­i sono dedotte in 5 anni (fino al 2013 erano addirittur­a 18 anni) e non invece nell’anno in cui si verificano come accade negli altri Paesi. Se la banca non fa utili che consentano di recuperare le imposte pagate in anticipo, la «dta» diventa credito d’imposta, con capacità di assorbire le perdite: una computabil­ità nel capitale che — fanno notare ambienti della Banca d’Italia — è conforme alle norme Ue e a Basilea3. Lo stesso governator­e Ignazio Visco alla giornata del Risparmio 2013 aveva sottolinea­to che le nuove regole che abbassavan­o da 18 a 5 anni la deducibili­tà «rimuovono parzialmen­te uno svantaggio fiscale che penalizza da tempo le banche italiane rispetto ai concorrent­i esteri e appare ancora più rilevante nella prospettiv­a della supervisio­ne unica».

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