Il richiamo Ue sugli aiuti di Stato I rilievi sulle banche
Una nuova tegola potrebbe cadere sulle banche italiane. Insieme con gli istituti di Spagna, Portogallo e Grecia potrebbero essere oggetto di un’inchiesta da parte della Commissione Ue per presunti aiuti di Stato: nel mirino c’è il meccanismo fiscale dei crediti d’imposta sulle perdite considerati come patrimonio. L’indagine non è ancora formalmente aperta ma ieri il portavoce della Commissione, che ha confermato la notizia del Financial Times, ha detto che è stata inviata a Spagna Italia, Grecia e Portogallo la «lettera amministrativa» per chiedere informazioni sul trattamento dei «deferred tax asset» («dta», o imposte differite attive) inseriti nei capitali delle banche. L’aiuto di Stato consisterebbe nel fatto che — qualora una banca stesse per fallire — lo Stato dovrebbe farsi carico della parte del capitale costituito dai crediti fiscali. Ma le banche italiane — per le quali, secondo gli analisti di Equita, i «dta» valgono tra 150 e 200 punti base di patrimonio — non ci stanno. «Totale sorpresa» ha espresso il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini: non solo non godrebbero di un regime di favore ma al contrario sarebbero penalizzati rispetto alle banche degli altri Paesi dell’eurozona. Questo perché le svalutazioni sui crediti deteriorati sono dedotte in 5 anni (fino al 2013 erano addirittura 18 anni) e non invece nell’anno in cui si verificano come accade negli altri Paesi. Se la banca non fa utili che consentano di recuperare le imposte pagate in anticipo, la «dta» diventa credito d’imposta, con capacità di assorbire le perdite: una computabilità nel capitale che — fanno notare ambienti della Banca d’Italia — è conforme alle norme Ue e a Basilea3. Lo stesso governatore Ignazio Visco alla giornata del Risparmio 2013 aveva sottolineato che le nuove regole che abbassavano da 18 a 5 anni la deducibilità «rimuovono parzialmente uno svantaggio fiscale che penalizza da tempo le banche italiane rispetto ai concorrenti esteri e appare ancora più rilevante nella prospettiva della supervisione unica».