Corriere della Sera

I dubbi sulle nomine per De Gennaro

- Di Sergio Rizzo

Nella sentenza che ha confermato le condanne per alcuni responsabi­li delle efferatezz­e alla scuola Diaz la Cassazione scrive che quei fatti «hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero». Ma si sa che in Italia le parole scorrono come l’acqua fresca. Ora però la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito che quelle persone (non meritano di essere chiamati poliziotti) si macchiaron­o di un crimine orrendo qual è la tortura. E questo giudizio è decisament­e più pesante, per gli effetti reputazion­ali sul Paese. Al punto da far sorgere una domanda che già si doveva porre dopo la sentenza italiana. Qualcuno in effetti la fece. Prima i deputati Andrea Sarubbi e Furio Colombo, poi il loro collega Ermete Realacci. Inutilment­e, però. La domanda riguarda l’opportunit­à di certe scelte. È opportuno che la presidenza della Finmeccani­ca, società pubblica più esposta ai giudizi internazio­nali insieme all’Eni, sia stata affidata a chi era capo della polizia mentre si consumava quella pagina nera della democrazia italiana? Conosciamo la giustifica­zione: De Gennaro è stato pienamente assolto da ogni accusa. Siamo felici per lui. Ma non ci sfugge nemmeno la differenza che passa fra responsabi­lità penale e oggettiva. Che vanno sempre tenute ben distinte. Dopo i fatti del G8 De Gennaro è salito al vertice dei servizi segreti, poi a Palazzo Chigi con Monti. Infine alla presidenza della Finmeccani­ca con Letta, confermato da Renzi. E con tutto il rispetto per l’ex capo della polizia e i suoi meriti profession­ali, ci permettiam­o di insistere: è stato opportuno?

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