Tikrit città divisa Preda di vendette tra sciiti e sunniti
Saddam sognava che Tikrit, sua città natale, fosse il simbolo dell’unità e della forza del nuovo Iraq baathista ispirato dal conterraneo Saladino, il glorioso condottiero vincitore dei Crociati a Gerusalemme. In verità, mai come oggi Tikrit divide il Paese. Nella città appena conquistata ai guerriglieri sunniti dell’Isis, si stanno adesso riesumando i corpi delle centinaia di soldati uccisi a sangue freddo l’estate scorsa. Le loro esecuzioni furono immortalate nei primi video dell’orrore. Giovani uomini seminudi, finiti a mitragliate, mentre i jihadisti inneggiavano alla vendetta contro i «cani sciiti». Ne mancano oltre 1.700 all’appello. Ieri le tv locali mostravano i bulldozer scavare tra i poveri resti. Le famiglie attendono. Ma ci vorrà tempo. Decine di fosse comuni costellano i territori occupati dall’Isis. Ancora vanno cercate quelle degli oltre 600 prigionieri fucilati vicino al carcere di Badus, vicino Mosul. Le grida di vendetta dureranno a lungo.
Ma a Tikrit la loro esecuzione è cominciata. Il premier Haider al Abadi vuole allontanare le milizie sciite e i corpi scelti dei pasdaran inviati da Teheran, che, pur fondamentali per scacciare i jihadisti sunniti dalla città, ora si sono lanciati in una serie di esecuzioni, rapine e brutalità che poco hanno da invidiare a quelle di Isis. È caccia all’uomo contro i capi tribali sunniti, i fiancheggiatori dell’Isis. Decapitazioni e fucilazioni senza processo sono all’ordine del giorno. Tikrit è assurta a città simbolo della guerra civile tra sciiti e sunniti che incendia il Medio Oriente.