Corriere della Sera

Fucksia e le accuse al post pro Giachetti «Fanatismo in M5S Ora basta slogan»

- Emanuele Buzzi

«Il mio post di elogio a Roberto Giachetti? È stato spontaneo e provocator­io, voleva lanciare delle riflession­i». Scusi, però sul web alcuni attivisti l’hanno criticata. Lei ha anche risposto duramente a una militante criticando certa parte della base e parlando di fanatismo e mancanza di concretezz­a. «Sì, ho replicato dando però il giusto peso». Serenella Fucksia (nella foto Fotogramma sul palco con Beppe Grillo), senatrice Cinque Stelle, non arretra e rilancia. Lascerà il Movimento come qualcuno ipotizza? «No, non ho motivo per uscire dal Movimento, ma non mi va nemmeno di andare avanti così all’infinito. Ci sono delle cose che non vanno e devono migliorare». Si spieghi. Partiamo dal post. «Ho postato un video che offriva spunti interessan­ti di critica interna a un partito espressi a un livello elevato e appassiona­to, nei giusti modi e tempi. I commenti altrettant­o spontanei a seguito sono un test per valutare la maturità delle persone». E il risultato l’ha delusa? «Credo occorra alzare il tiro. Siamo partiti per essere oltre, per premiare la meritocraz­ia e metodo. Purtroppo non emerge una selezione al rialzo, vedo più fanatismo, più divisioni, che collaboraz­ione costruttiv­a. I meet-up non crescono, si dividono. Anche a Roma abbiamo perso colleghi che erano risorse preziose. E questo è un problema». E quale soluzione propone? «Trasparenz­a nelle decisioni, chiarezza negli obiettivi e sana critica costruttiv­a. Non mi sembra di chiedere la luna. Anche nei rapporti con il blog. Magari su alcune questioni ci sono stati ritardi tecnici, ma non si può perdere ad esempio lo streaming delle assemblee. Deve essere più chiaro anche il collegamen­to con Milano. Alcune questioni non si possono liquidare in dieci minuti. Vorrei più tempo di analisi e studio nel merito e meno slogan, vorrei fosse chiaro a tutti come vengono prese certe decisioni, perché il ruolo di schiaccia-bottoni non piace a nessuno». Come mai questo sfogo? «Dovevamo fare una rivoluzion­e culturale e di metodo. Dovevamo semplifica­re i processi, essere esempio di metodo e trasparenz­a, stiamo diventando l’ufficio complicazi­oni affari semplici». C’è mancanza di democrazia? «Io le mie critiche le ho sempre fatte liberament­e. Nessuna espulsione. Certo, alcune volte mi sarebbe piaciuto essere stata ascoltata di più…la svolta ora deve essere più nel metodo che nei contenuti. Andare avanti a slogan alla fine pesa, ma sono fiduciosa».

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