Liberare l’Italia sognando Israele E Churchill lanciò la Brigata ebraica
« Combatteremo il Libro Bianco come se non ci fosse Hitler e combatteremo Hitler come se non ci fosse il Libro Bianco». In queste parole di David Ben Gurion, leader sionista e futuro primo premier dello Stato di Israele, è contenuto il germe della Brigata ebraica, l’unità militare composta quasi unicamente di ebrei che avrebbe combattuto con valore nelle ultime fasi della Campagna d’Italia, tra il novembre 1944 e l’aprile 1945.
Un’unità militare i cui reduci hanno però annunciato che non prenderanno parte a Roma alle celebrazioni del settantesimo anniversario del 25 aprile, in polemica con la presenza nel corteo dei centri sociali e delle associazioni filopalestinesi ostili a Israele. In queste ore si sta tentando una riconciliazione ma gli ex della Brigata ebraica restano decisi sulle loro posizioni, con la stessa determinazione con cui combatterono nella Seconda guerra.
Nel 1939 il governo britannico aveva pubblicato un Libro bianco che ridefiniva in termini assai restrittivi la propria politica in termini di immigrazione ebraica in Palestina (controllata fin dalla fine della Grande guerra dalla Gran Bretagna su mandato della Società delle Nazioni).
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, quindi, i rapporti tra Agenzia ebraica (l’organizzazione politica dei sionisti in Palestina) e governo di Londra non avrebbero potuto essere più tesi. Ma Ben Gurion capì subito che promettere aiuto militare agli inglesi attraverso la costituzione di unità ebraiche avrebbe rafforzato la coscienza nazionale dei suoi connazionali ancora in attesa di una patria e fornito alle unità dell’esercito clandestino ebreo-palestinese (che si era venuto formando negli anni 20 e 30 come organizzazione Vittoriosi Soldati della Brigata ebraica: sul camion è visibile la Stella di David di autodifesa contro le aggressioni arabe e la polizia inglese) un indispensabile addestramento militare da professionisti. Inoltre avrebbe rappresentato una moneta politicamente spendibile nella lotta perché la comunità internazionale accettasse la costituzione di uno stato ebraico. Senza contare che, pur se l’Olocausto era ancora di là da venire, la politica antisemita dei nazisti, con le ripetute violenze e vessazioni contro gli ebrei tedeschi, era già ben nota e aveva contribuito, tra l’altro, a favorire l’avvicinamento tra i capi arabi e le gerarchie naziste in funzione anti britannica.
Ma anche il governo di Londra sapeva fare i suoi conti e la proposta di Ben Gurion e di Chaim Weizmann (il fondatore e leader dell’Agenzia ebraica) di costituire unità militari composte di soli ebrei venne rifiutata. Tuttavia i giovani ebrei si arruolarono ugualmente: furono circa 33 mila quelli che accorsero sotto le bandiere britanniche, combattendo in Grecia e Nord Africa. Poi, a metà del 1942, l’armata italo-tedesca guidata da Erwin Rommel arrivò a minacciare l’Egitto. Il bisogno di uomini si fece acuto e l’esercito di Sua Maestà accettò di costituire battaglioni di ebrei palestinesi (in tutto 15, fonte Wikipedia) per irrobustire le formazioni britanniche e del Commonwealth. Non era quello che i capi sionisti desideravano, ma era qualcosa in attesa di tempi migliori.
Nel luglio 1943, con lo sbarco anglo-americano in Sicilia, era iniziata la campagna d’Italia e nel 1944 c’erano stati lo sbarco in Normandia e quello nella Francia meridionale. Gli alleati avevano bisogno di uomini, soprattutto sul fronte italiano dove la Linea Gotica, imperniata
La protesta I reduci diserteranno il corteo del 25 aprile per la presenza di sigle filopalestinesi