LA TENTAZIONE INUTILE DEL MODELLO WESTFALIA
La guerra civile islamica infiamma metà Africa, l’intero Medio Oriente e zone dell’Asia centrale. La globalizzazione ha spazzato via lo Stato, ma non ha trovato un altro modo di garantire l’ordine pubblico. La fine dei confini non è la fine dei conflitti, ma solo delle guerre tradizionali. Le autorità morali oscillano e gli analisti sono in difficoltà.
Così torna di moda lo Stato e la sua sovranità: la morsa su scala regionale di politica e religione, quella che imbraca il mercato e imprime un ordine sui corpi (con la politica) e a partire dalle anime (per mezzo di una religione obbligatoria). Siamo sorpresi dalla forza dei regimi la cui morsa stringe (ad es. la Cina) o ha ripreso a stringere (ad es. la Russia). Conosciamo bene i costi della morsa dello Stato sovrano, quelli del disordine sono però superiori.
È allora questo il momento di ricordare che incardinare società e persone nello Stato non è l’unica strada per il recupero dell’ordine pubblico. Ordine pubblico è diritti (non solo leggi), moralità pubblica e forza fisica legittima efficace. Ordine pubblico è impasto di diritto (autonomia del giudiziario), fedi, morale e politica. Questo impasto, però, non si ottiene solo se i singoli segmenti coincidono: una religione, una morale, una legge, un sovrano politico (come nel modello Westfalia che dal 1648 ai primi anni 70 del ‘900 ha prosperato).
Senza idealizzazioni, le storie britannica, statunitense, ma anche quelle di India, Indonesia e Oceania, insegnano che l’autonomia del diritto dalla politica non toglie efficacia a quest’ultima o che fedi e tradizioni diverse possono alimentare gli stessi elementi di moralità pubblica. Non sovrapposizione di segmenti, ma intreccio di livelli diversamente scanditi. Realisticamente è aperta la strada che riporta a Westfalia un ordine pubblico garantito da meno Stati, ma più grandi, e altrettanto realisticamente è aperta la strada verso un ordine pubblico imperniato su una governance poliarchica e policentrica. Modello Ue.