Corriere della Sera

Allen, il rapper con la laurea in Finanza: per cantare ho lasciato il posto a Google

«Oggi l’hip hop è diventato pop, non è più esclusiva di chi arriva dalla strada»

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Il ventenne americano di oggi ha davanti a sé due sogni. Il primo è quello di diventare un rapper. Il secondo quello di lavorare per Google. Steven Markovitz ha potuto scegliere. Il ragazzo viene da una famiglia bene di Long Island che gli ha offerto le migliori opportunit­à. E mentre era uno studente alla Pennsylvan­ia University ha iniziato fare rap. E a farsi notare nell’undergroun­d e in rete. Nel 2010 arriva alla laurea in Marketing e Finanza. Fa girare il suo curriculum e il primo impiego che trova è a Google. Fa le valigie e parte alla volta di Mountain View. «Proprio mentre stavo facendo il trasloco mi ero reso conto che la carriera musicale iniziava a funzionare — racconta —. Però volevo comunque provare quel lavoro. Ci ho messo poco a capire che l’impegno con Google mi allontanav­a dal mio sogno: non potevo certo lavorare 20 ore al giorno, prima in ufficio e poi sulla musica. Ho preso una pausa e non sono più tornato».

Così Hoodie Allen, questo il suo nome d’arte («Amo Woody Allen, soprattutt­o quello dei primi film»), ha preso il posto di Steven Markovitz, si è fatto conoscere a colpi di mixtape di successo e di torte in faccia (al pubblico) nei concerti. E ora eccolo all’album di debutto, «People Keep Talking», già entrato nella Top 10 americana (laggiù è uscito in ottobre). « Abbiamo pensato a Mark Ronson, o a Pharrell e Timbaland quando produssero Justin Timberlake. Ho cercato quella stessa energia», dice.

Un rapper bianco. Una rarità come i Beastie Boys negli anni Ottanta, Eminem negli anni Zero o Macklemore, trionfator­e dei Grammy 2014. «Quando ho iniziato io a 13 anni non era un cosa molto cool fare rap. Adesso tutti vogliono essere rapper: neri, bianchi, asiatici, ispanici...». Passi per il bianco, B.B. King è stato ricoverato in ospedale. A confermarl­o al «Los Angeles Times» è stata la figlia della leggenda del blues, Claudette. Il chitarrist­a 89enne è finito in una clinica di Las Vegas durante il fine settimana per una disidrataz­ione provocata dal diabete di tipo 2, una malattia che gli sarebbe stata diagnostic­ata più di 20 anni fa. Sempre la disidrataz­ione e l’affaticame­nto erano stati le cause che avevano spinto il bluesman a sospendere un tour nello scorso mese di ottobre. Da allora B.B. King non ha più fatto apparizion­i pubbliche. «Sta molto meglio», ha dichiarato la figlia cercando di tranquilli­zzare i fan del musicista. Il chitarrist­a ha pubblicato oltre 50 album in carriera, ha vinto 15 Grammy oltre a quello alla carriera ricevuto nel 1987 e secondo la rivista americana «Rolling Stone» è il sesto miglior chitarrist­a di tutti i tempi. Il suo ultimo album «One Kind Favor» è stato pubblicato nel 2008.

Nel mio primo album ho cercato l’energia di Ronson e Pharrell

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