IL RAGAZZO DI PARIGI GLI ANNI DEL E DELL’AMORE E GLI ALTRI ANGELI PERDUTI NELLA CITTÀ-
Alla una mostra ripercorre dell’artista con le opere provenienti dal I ritratti degli amici e i legami con i compagni di sorte, da Soutine a Picasso. Tutti fragili e VINO MODIGLIANI PARADISO
Le risposte in una mostra in corso alla Gam di Torino (fino al 19 luglio), «Modigliani e la Bohème di Parigi», che ci trasporta nella Parigi dei primi del ‘900. Cosmopolita, poliglotta e liberale, crocevia di mode, stili, movimenti, la Ville Lumière è la città più amata d’Europa, chi ci vive è felice, chi non c’è sogna di andarci. Amedeo Modigliani, nato a Livorno nel 1884, geniale e fascinoso, ci arriva nel 1906 e subito diventa la star di un entourage di pittori affiatati, in gran parte giovani ebrei dell’Est Europa. Ha validi sostenitori, come il medico Paul Alexandre che lo introduce nei cenobi dei capiscuola: Modi net, Renoir, Gauguin, Van Gogh. Ma ci sono anche Soutine, Chagall, Utrillo, Sonia Delaunay e Suzanne Valadon a raccontare la bohème e il nuovo umanesimo della Scuola di Parigi. Il poeta polacco Léopold Zborowski nel 1917 finanzia la prima personale nella galleria di Berthe Weill.
Finirà in bagarre: due Nudi distesi esposti in vetrina provocano l’intervento del commissariato di polizia del quartiere. Modì è fragile di salute, dipinge e tossisce,
Modelli
Da sinistra, le opere di Modì: «Ritratto di Soutine», 1917; «Testa femminile», 1912; «Ritratto di Jeanne Hébuterne», 1918; «Hermaphrodite», 1910-1911 beve e sputa sangue. È ossessionato dal ritratto e vuole modelli dal vero, dice: «Per lavorare ho bisogno di un essere vivente, di vederlo davanti a me. L’astrazione sfinisce e uccide, è un ostacolo».
Nel suo studio sostano Lolotte con il neo sullo zigomo sinistro e Dédie con la bocca a cuore (i ritratti di entrambe sono in mostra). Passeggia lungo la Senna leggendo Nietzsche. Si sente investito del compito di inventare un’arte nuova. Eppure, sottolinea il curatore Jean- Michel Bouhours,«Quando Severini e lo scultore Jacques Lipchitz vogliono coinvolgerlo nelle avventure delle avanguardie futuriste e fauve, la risposta è netta: Modigliani non aderisce all’ideale rivoluzionario che intende bruciare i musei».
Aveva studiato con il migliore allievo di Giovanni Fattori (in mostra con Gotine rosse, della collezioni della Gam), il macchiaiolo Guglielmo Micheli e, a parere del critico polacco Adolphe Basler, dipingeva come un «Botticelli negro». È questo Modigliani, ossessionato dal passato e poco incline all’avventura collettiva, che risalta nelle circa 90 opere della mostra, tra le quali 60 capolavori, tra dipinti e sculture, provenienti dal Centre Pompidou di Parigi.
Tra i prestiti, accanto a tele di Juan Gris, Louis Marcoussis, Léopold Survage, anche la celebre Ragazza rossa del 1915, bellezza senza nome che riassume il credo estetico di Modì: eleganza fiorentina, e stilizzazione cubista, senso tragico della vita.
Il confronto con Picasso, di cui la mostra propone I Pani, una natura morta del primo periodo cubista, è inevitabile, ma va detto che il cubismo dello spagnolo fu l’unico brivido d’avanguardia che l’italien volle condividere.
Identikit
Amedeo Modigliani nacque a Livorno nel 1884 e morì a Parigi nel 1920. Di salute cagionevole, dopo gli studi artistici a Firenze e Venezia e dopo aver appreso la lezione dei Macchiaioli, in particolare di Lega e Fattori, si trasferì a Parigi nel 1906
Gli anni parigini saranno quelli decisivi per la sua carriera. Modigliani frequentò il giro degli artisti di Montmartre e strinse diverse amicizie importanti, da Picasso a Constantin Brancusi. La visione delle opere di Cézanne fu una delle influenze più rilevanti nella definizione del suo stile. Da Jeanne Hébuterne ebbe una figlia, Jeanne
Il curatore «Modì voleva creare un’arte nuova ma non aderì alle idee dei fauves o ai futuristi»