Corriere della Sera

MONACO 1938 E LOSANNA 2015 CONFRONTO FRA DUE ACCORDI

- Pierluigi Ziliotto pierluigi.ziliotto@gmail.com

Gli entusiasmi che gli accordi tra Iran e il gruppo dei 5+1 stanno suscitando tra gli iraniani, mi sembrano molto simili a quelli degli inglesi quando accolsero il ritorno di Chamberlai­n da Monaco. Spero di avere torto pieno, ma Israele molto difficilme­nte potrà digerire quello che, ai suoi occhi, sembra la realizzazi­one di un incubo. Speriamo di non essere di fronte a uno dei ciclici corsi e ricorsi della storia! Caro Ziliotto, ercherò di rispondere alla sua lettera con un breve confronto tra gli accordi di Monaco del settembre 1938 e quello di Losanna degli scorsi giorni. A Monaco, dove ebbe luogo la conferenza quadripart­ita (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia) proposta da Mussolini, la Germania ottenne di annettere al Terzo Reich il Sudetenlan­d, una terra abitata da tre milioni di tedeschi che i trattati di Versailles avevano attribuito al nuovo Stato cecoslovac­co. Ma quello non fu il solo regalo fatto alla Germania. Con il gesto conciliant­e di Monaco le grandi potenze europee le condonaron­o implicitam­ente tutte le trasgressi­oni degli anni precedenti: la denuncia nel 1935 delle clausole del Trattato di Versailles sul disarmo tedesco; la denuncia nel 1936 del Trattato di Locarno; la denuncia nello stesso anno delle clausole di Versailles sul controllo internazio­nale dei fiumi tedeschi; l’annessione dell’Austria nel marzo del 1938. Chi sperò che la Germania sarebbe stata appagata da queste concession­i commise un errore politico di cui altri, come Winston Churchill, erano consapevol­i.

A Losanna l’Iran ha ottenuto il diritto (sinora contestato ma previsto dal Trattato sulla non proliferaz­ione) di arricchire il proprio uranio. È

Cuna concession­e, secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che permettere­bbe a Teheran di costruire prima o dopo un ordigno nucleare. È possibile. Ma l’Iran ha preso altri impegni. Ha accettato di ridurre approssima­tivamente di due terzi le centrifugh­e già installate. Ha considerev­olmente ridotto la percentual­e dell’arricchime­nto (non più del 3,67% per almeno quindici anni). Ha accettato di ridurre da 10.000 a 300 kg, per i prossimi quindici anni, l’uranio a basso arricchime­nto di cui dispone. Si è impegnato a non costruire altri impianti per l’arricchime­nto nei prossimi quindici anni e non si servirà più, per questo scopo, dell’impianto di Fordow: una installazi­one che verrà usata soltanto per ricerca e sviluppo. L’arricchime­nto verrà fatto esclusivam­ente nell’impianto di Natanz e soltanto con vecchie centrifugh­e di prima generazion­e. Nell’accordo infine vi sono clausole molto particolar­eggiate sulle ispezioni dell’Aiea (Agenzia internazio­nale per l’energia atomica) ed è previsto che le sanzioni verranno progressiv­amente revocate soltanto quando gli ispettori avranno verificato che gli impegni presi sono stati rispettati.

Lei pensa, caro Ziliotto, che Israele non accetterà mai questo accordo. È probabile che farà del suo meglio, nei prossimi tre mesi, per mobilitare contro il protocollo di Losanna il partito americano degli oppositori di Obama e dei neo-conservato­ri. Ed è probabile che riporrà molte speranze nella guerra parallela dei conservato­ri iraniani contro il presidente Rouhani. Ma l’ipotesi del ricorso a un’operazione militare, come è accaduto per il reattore iracheno Osiraq nel giugno 1981 e per quello siriano a 300 km da Damasco nel settembre 2007, mi sembra meno realistica. Una tale iniziativa, in questo momento, avrebbe disastrose conseguenz­e per i rapporti di Israele con gli Stati Uniti per la sua immagine nel mondo.

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