Città di Trieste: il bilancio di un secolo
L’articolo su Trieste ( Corriere, 5 aprile) di Aldo Cazzullo, non sembra riflettere fedelmente la situazione storica della città, né gli auspici della maggioranza dei triestini. Prendendo spunto dal centesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia (1915), guerra che permise al nostro Paese di recuperare le «Terre Irredente» (Trento e Trieste, appunto), si lascia intendere che sarebbe stato meglio per Trieste rimanere, cent’anni fa, all’Austria-Ungheria. No. Trieste ha un’anima profondamente italiana, che si sviluppò fin dall’Impero Romano e si consolidò nei secoli, anche durante la sua appartenenza all’Impero d’Austria. Il geloso senso di autonomia del Libero Comune di Trieste, infatti, fu sempre attento custode, in età medievale e moderna, del destino identitario della città, naturalmente esposta dalla sua particolare posizione geografica a un esclusivo e prezioso cosmopolitismo mediterraneo, peraltro presieduto da una solida base culturale italiana. Ma tale identità italiana Trieste l’ebbe anche e ancor di più durante il XX secolo, sia nel momento del coronamento del sogno risorgimentale ed irredentista (conclusione vittoriosa della Prima guerra mondiale), sia durante gli eventi tragici della Seconda (mutilazione dei territori dopo la sconfitta, eccidi di migliaia di italiani gettati dalle forze jugoslave nelle foibe, angosce generate dell’esodo istriano, fiumano e dalmata). Eppure tutto ciò non piegò né le speranze, né le energie dei triestini, che attesero pazientemente il ritorno del tricolore d’Italia (26 ottobre 1954). Oggi Trieste è una città consapevole del proprio potenziale culturale ed economico. Punita eccessivamente dal