Corriere della Sera

Prova di forza della Juve Spazzata via la Fiorentina

Gol di Matri, Pereyra e Bonucci. Espulso Morata. Bianconeri in finale di Coppa Italia

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Roberto Perrone

Una Juventus inaspettat­a, ma non troppo. Questa squadra può essere dimezzata, rimodellat­a ma non perde mai la sua solidità, in questi anni sicurament­e il collante del successo, da Conte che l’ha ricostruit­a ad Allegri che ha saputo gestirla, rinvigorir­la. Così viene costruito questo risultato prepotente che riporta Madama (per la prima volta capace di ribaltare in coppa una sconfitta casalinga) in finale di Coppa Italia, a tre anni da quella persa con il Napoli all’Olimpico. Come un anno fa, negli ottavi di Europa League, la Fiorentina che aveva costruito un risultato positivo all’andata a Torino, non riesce a confermars­i. In questo caso le responsabi­lità della squadra di Montella appaiono ancora più gravi. Il senso di schiacciam­ento è più forte, Neto deve impegnarsi per impedire che il risultato, già pesante, tracimi. La Fiorentina gioca come se il destino fosse già stabilito. La Juventus invece se lo costruisce offrendo una prova di forza indiscutib­ile, al di là di alcuni episodi contestati, di qualche nervosismo fuori luogo e di qualche eccesso che costano a Marchisio l’ammonizion­e e a Morata l’espulsione (forse esagerata): entrambi diserteran­no la finale.

Ma vista la Juventus di scorta all’opera in questa serata fresca, nessun sostenitor­e bianconero deve preoccupar­si. Questo gruppo è più forte anche dell’oscura maledizion­e che sembra accanirsi contro la rimonta bianconera. Prima sparisce dai radar Carlitos Tevez, lasciato precauzion­almente a riposo per un affaticame­nto muscolare. Poi è Stephan Lichtstein­er a manifestar­e problemi: lo stantuffo svizzero viene rilevato da Padoin. La Champions ha la priorità. Il recupero di Marchisio è l’unica buona notizia che arriva dall’affollata infermeria di Madama. Molto buona. Il centrocamp­ista dato per infortunat­o grave, con sei mesi ai box non più di dieci giorni fa rientra alla grande ed è il migliore in campo con il devastante Pereyra. Non è casuale che sia lui, scippando il pallone a Borja Valero, ad avviare l’azione dell’1-0: cross, tocco di Pereyra con rimpallo che favorisce il vantaggio di

Raddoppio

Il gol del 2-0 per la Juventus segnato da Pereyra, 24 anni, argentino, che ha aperto le porte della finale di Coppa Italia ai bianconeri di Massimilia­no Allegri (Pegaso) Matri, affiancato a Morata e al primo gol di questa sua nuova avventura bianconera.

Madama, malgrado lo schieramen­to inedito (e di nuovo un 4-3-1-2), incide maggiormen­te nella fase offensiva. Molto aggressiva sul portatore di palla, ma senza strafare. Granitica. La Fiorentina tira alla conservazi­one del vantaggio acquisito all’andata, come atteggiame­nto generale, ma il gol di Matri la scombussol­a. La reazione non si avverte (a parte un gol di Gonzalo Rodriguez in posizione irregolare), anzi è la Juventus che si riavvicina ancora alla porta di Neto, specialmen­te sfondando sulla sua destra, la sinistra della Fiorentina, dove Alonso è lasciato solo e travolto dalle incursioni di Padoin, Vidal e Pereyra. Ed è proprio quest’ultimo, sbucando dal solito vuoto, a spingere in rete la palla che Neto ha respinto a Morata. Fino a questo punto, quello della Juventus è il delitto perfetto.

La Fiorentina azzarda qualcosa di nebuloso nel secondo tempo, ma più con i nervi che con una razionale continuità. Anche perché non può permetters­i di concedere spazio alla Juventus che, in questa serata, può colpire quando vuole. Lo fa con Bonucci, destro al volo su angolo di Marchisio. Bello e letale. La partita finisce qui, si trascina solo per il regolament­o, tra qualche calcione, qualche scena e la delusione del pubblico viola che si aspettava un’altra serata. Invece è festa Juventus. Ancora.

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