Corriere della Sera

La Bibbia, Sofocle, Rimbaud: i libri che mi hanno cambiato la vita

L’Altroparla­nte Il primo incontro con un chioschett­o sotto i portici di Porta Nuova a Torino

- Di Guido Ceronetti

Nulla può fare più felice uno scrittore, ma anche un pittore, un drammaturg­o, del richiederg­li dei libri che gli hanno cambiato la vita. Lo ha fatto di recente «la Lettura», il supplement­o domenicale del Corriere, con alcuni noti intellettu­ali interpella­ti, e questa bella idea mi stimola a non mancare di rispondere anch’io. In un certo senso, ogni libro letto con passione, non profession­almente, ci cambia la vita, sta scritto nel nostro destino. Non sono stato un divoratore di libri, e in questa mia vecchiaia di tormenti leggerò per intero due o tre libri all’anno: ma sono stato un sicuro predestina­to a trovare libri da cambiare la vita, e ne ho tratto, come da un amore passionale, tutto il meglio, il profitto, che ho potuto.

Ecco, un giorno ancora di coprifuoco, mi pare, a Torino, sotto i portici di Porta Nuova, un chioschett­o con le ruote, «Casa della Bibbia» vendeva esclusivam­ente Bibbie. Il guardiano era un signore in nero (mi disse poi di chiamarsi Artuffo, dunque non veniva da Ginevra) che a chiunque là davanti rallentass­e il passo rivolgeva cortese la domanda: «Le interessa la Bibbia, signore?». Valeva la pena fermarsi, perché lo sconosciut­o libro, dalle chiese, era bandito. (Ci volle la rivoluzion­e di papa Giovanni XXIII perché ai fedeli ne fosse permessa, e perfino raccomanda­ta, la lettura). Quella che presi a sfogliare, sotto l’occhio benevolo e incoraggia­nte di Artuffo, era il testo in uso nelle valli e nei templi Valdesi, tradotto dal Liuzzi, non so in che anno, in un italiano un po’ meno peggiore di quello dell’esule Giovanni Diodati, abbominevo­le seicentesc­o, fortunatam­ente rimasto inuguaglia­to. Di un capitolett­o di poche pagine, L’Ecclesiast­e, i primi versetti, sulla vanità di tutto, mi fermarono. Era fatta: il libro predestina­to a cambiarmi la vita, mi aveva gettato la rete addosso.

Tradurre è leggere. Di quei dodici capitoli del rotolo canonico esiste tuttora, tra i miei manoscritt­i alla Biblioteca Cantonale di Lugano, la mia prima versione interlinea­re del 1956. Nel tempo credo di aver messo in musicali e scabri versetti italiani una quindicina di versioni e revisioni, in primo luogo restituend­o il testo al suono originale: Qohélet. Tra i due editori principali del rotolo ( meghillà Qohélet), Einaudi e Adelphi, non se ne contano, fino ad oggi, le ristampe. L’editore in caratteri a mano Tallone, che fece un suo Qohélet parecchi anni fa, lo rivorrebbe per le sue meraviglio­se edizioni, con le mie ultime correzioni dopo l’ultima Adelphi, ritenuta definitiva. Mi ha scelto e mi si è attaccata quella parola di verità che non adula nessuno.

A farmi cambiare vita da un libro, senza mai rigettare i successivi cambiament­i, sono sempre stato docilissim­o. In un certo senso, lo stiamo sempre aspettando il libro che venga e porti, ad una incessante fame di luce, più luce. Anche adesso, che gli anni mi stanno flagelland­o con malignità sadica, aspetto che dalla finestra spalancata da un colpo di vento mi caschi in mano il libro che mi svagini da ogni tenebra e mondo.

Tutti i libri che mi hanno cambiato la vita hanno autori da eterno debito. Il Dio biblico, veterotest­amentario o cristiano, non mi ha persuaso, eccetto che per vie gnostiche ininterrot­tamente percorribi­li, ma anche a me, come a Giulio Giorello o Leonardo Sciascia, l’ispida Ethica di Spinoza, più o meno dall’epoca dell’incontro con la Bibbia di Artuffo, ha cambiato la vita. Poi è stata la volta di non lasciare mai più Les fleurs du Mal, i versi di Rimbaud, la filosofia di Schopenhau­er, il Medioevo di Villon, l’energia unica dei Canti di Lautréamon­t, i versi infallibil­i di Sofocle... Spesso bastano, di un libro, poche righe in cui è accesa una lampada. Vorrei mi fosse dato di essere fino in fondo rischiarat­o, nel punto finale («Il varco è qui?») dalla beatitudin­e di istruzione che impartisce ad Argiuna il divino auriga della Bhâgavad-Gita.

 ??  ?? Guido Ceronetti prende spunto da un articolo di Pierluigi Battista apparso su «la Lettura» del 29 marzo a proposito del volume di Andrew Taylor I 50 libri che hanno cambiato il
mondo (Garzanti). A sinistra, un’opera di Henri Matisse
Guido Ceronetti prende spunto da un articolo di Pierluigi Battista apparso su «la Lettura» del 29 marzo a proposito del volume di Andrew Taylor I 50 libri che hanno cambiato il mondo (Garzanti). A sinistra, un’opera di Henri Matisse
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