Troppa corruzione, diffusa ovunque: noi bocciati in etica La percezione di giovani, dirigenti e imprenditori nella ricerca di Makno per Miworld. «Investire in cultura»
I candidati al Career Day
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Se si prova a incasellare gli Stati incrociando corruzione e partecipazione culturale, il risultato è questo: l’Italia, in compagnia di Grecia, Romania o Bulgaria, è nel quadrante «peggiore», quello che raggruppa elevata corruzione e scarsa propensione a valorizzare il proprio patrimonio artistico. All’opposto, nazioni come la Svezia e Danimarca ma anche Francia e Regno Unito.
È una delle fotografie della ricerca condotta da Makno per Miworld, associazione che si propone non solo di riflettere sulla società e l’economia ma di proporre soluzioni e azioni concrete, con il cuore a Milano e un orizzonte più vasto. La ricerca, che sarà presentata il prossimo 24 aprile alla Triennale di Milano, aveva come obiettivi quelli di «comprendere e verificare le dinamiche che intervengono tra investimenti in cultura e qualità etica di una governance».
I dati sono impietosi: il 98% del campione intervistato ritiene che la corruzione nel nostro Paese è diffusa (26%) o molto diffusa (72%); cifra che sale al 99% quando la domanda è sulla diffusione nella politica. E più di due intervistati su tre (il 70%) ritengono che riguardi sia i livelli alti che quelli intermedi.
A più di vent’anni da Mani pulite, quando anche la fiction celebra quegli anni di svolta, la ricerca Makno nota e sottolinea la «pervasività» della corruzione. Tutt’altro che debellata o ridotta, come testimonia la cronaca quotidiana. Anzi, evidenzia il «crescente livello di accettazione da parte della grande maggioranza della popolazione». Non solo, «la commistione tra interesse pubblico e interesse privato ha caratterizzato il panorama politico nazionale a partire dagli Anni 90». Ha postato su Facebook le immagini del furto della sua auto. Offrendo una ricompensa. Oltre ventimila condivisioni. E alla fine il ladro ha restituito la macchina.
Le conseguenze sono un crescente indebolimento del senso di appartenenza alla comunità e il «disinnamoramento» per la cosa pubblica a favore del vantaggio personale. I costi sono non solo economici (ostacoli alla libera concorrenza o alla scelta di operatori sulla base del merito, sperpero di denaro pubblico) ma anche sociali (aumento delle disuguaglianze, sfiducia nelle istituzioni) e «reputazionali» (l’immagine dell’Italia a livello internazionale, la dis in c e n t i va zi o n e degli investimenti).
Il merito della ricerca non è solo quello di sondare un campione rappresentativo della popolazione, ma di interrogare opinion maker, e analizzare materiali italiani e internazionali. Le percentuali che segnalano il malessere sono l’input per indicare linee d’azione, nella convinzione che «le forme repressive da sole non bastano». Ecco allora l’indicazione del rafforzamento del sistema etico di valori e i due elementi su cui puntare sono da un lato i media (per la capacità di costruire una cultura della responsabilità) e i giovani
Il convegno
Si terrà alla Triennale di Milano, il prossimo 24 aprile, il convegno «La cultura antidoto alla corruzione»
La giornata di riflessione sul «fare cultura» per contrastare l’illegalità e creare un’etica pubblica è promossa dall’associazione Miworld e si basa su una ricerca condotta da Makno (tocca a loro infrangere le cattive abitudini).
La cesura con il passato (e il presente) e l’avvio di una fase virtuosa non solo può essere favorita dalla cultura ma deve metterla decisamente al centro (come antidoto alla corruzione). Per il 92% degli intervistati rappresenta la leva da attivare per risollevarsi dalla crisi economica, il 66% indica gli investimenti in questo settore come una delle priorità, e l’88% ritiene le risorse attuali inferiori ( o molto inferiori) a quanto sarebbe necessario.
Il futuro auspicabile e possibile dovrà passare attraverso la formazione di una nuova classe dirigente ma anche da una consapevolezza più diffusa, una rinnovata etica che spazzi via frasi del tipo: «Si è sempre fatto così». Per eliminare anche quel paradosso evidenziato da quel confronto tra le nazioni, dove proprio l’Italia e la Grecia, che possono vantare un patrimonio culturale imponente, sono le prime a frustrarne l’accesso e la fruizione.
Foto su Facebook E il ladro restituisce l’auto