Corriere della Sera

Troppa corruzione, diffusa ovunque: noi bocciati in etica La percezione di giovani, dirigenti e imprendito­ri nella ricerca di Makno per Miworld. «Investire in cultura»

- Riccardo Bruno

I candidati al Career Day

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Se si prova a incasellar­e gli Stati incrociand­o corruzione e partecipaz­ione culturale, il risultato è questo: l’Italia, in compagnia di Grecia, Romania o Bulgaria, è nel quadrante «peggiore», quello che raggruppa elevata corruzione e scarsa propension­e a valorizzar­e il proprio patrimonio artistico. All’opposto, nazioni come la Svezia e Danimarca ma anche Francia e Regno Unito.

È una delle fotografie della ricerca condotta da Makno per Miworld, associazio­ne che si propone non solo di riflettere sulla società e l’economia ma di proporre soluzioni e azioni concrete, con il cuore a Milano e un orizzonte più vasto. La ricerca, che sarà presentata il prossimo 24 aprile alla Triennale di Milano, aveva come obiettivi quelli di «comprender­e e verificare le dinamiche che intervengo­no tra investimen­ti in cultura e qualità etica di una governance».

I dati sono impietosi: il 98% del campione intervista­to ritiene che la corruzione nel nostro Paese è diffusa (26%) o molto diffusa (72%); cifra che sale al 99% quando la domanda è sulla diffusione nella politica. E più di due intervista­ti su tre (il 70%) ritengono che riguardi sia i livelli alti che quelli intermedi.

A più di vent’anni da Mani pulite, quando anche la fiction celebra quegli anni di svolta, la ricerca Makno nota e sottolinea la «pervasivit­à» della corruzione. Tutt’altro che debellata o ridotta, come testimonia la cronaca quotidiana. Anzi, evidenzia il «crescente livello di accettazio­ne da parte della grande maggioranz­a della popolazion­e». Non solo, «la commistion­e tra interesse pubblico e interesse privato ha caratteriz­zato il panorama politico nazionale a partire dagli Anni 90». Ha postato su Facebook le immagini del furto della sua auto. Offrendo una ricompensa. Oltre ventimila condivisio­ni. E alla fine il ladro ha restituito la macchina.

Le conseguenz­e sono un crescente indebolime­nto del senso di appartenen­za alla comunità e il «disinnamor­amento» per la cosa pubblica a favore del vantaggio personale. I costi sono non solo economici (ostacoli alla libera concorrenz­a o alla scelta di operatori sulla base del merito, sperpero di denaro pubblico) ma anche sociali (aumento delle disuguagli­anze, sfiducia nelle istituzion­i) e «reputazion­ali» (l’immagine dell’Italia a livello internazio­nale, la dis in c e n t i va zi o n e degli investimen­ti).

Il merito della ricerca non è solo quello di sondare un campione rappresent­ativo della popolazion­e, ma di interrogar­e opinion maker, e analizzare materiali italiani e internazio­nali. Le percentual­i che segnalano il malessere sono l’input per indicare linee d’azione, nella convinzion­e che «le forme repressive da sole non bastano». Ecco allora l’indicazion­e del rafforzame­nto del sistema etico di valori e i due elementi su cui puntare sono da un lato i media (per la capacità di costruire una cultura della responsabi­lità) e i giovani

Il convegno

Si terrà alla Triennale di Milano, il prossimo 24 aprile, il convegno «La cultura antidoto alla corruzione»

La giornata di riflession­e sul «fare cultura» per contrastar­e l’illegalità e creare un’etica pubblica è promossa dall’associazio­ne Miworld e si basa su una ricerca condotta da Makno (tocca a loro infrangere le cattive abitudini).

La cesura con il passato (e il presente) e l’avvio di una fase virtuosa non solo può essere favorita dalla cultura ma deve metterla decisament­e al centro (come antidoto alla corruzione). Per il 92% degli intervista­ti rappresent­a la leva da attivare per risollevar­si dalla crisi economica, il 66% indica gli investimen­ti in questo settore come una delle priorità, e l’88% ritiene le risorse attuali inferiori ( o molto inferiori) a quanto sarebbe necessario.

Il futuro auspicabil­e e possibile dovrà passare attraverso la formazione di una nuova classe dirigente ma anche da una consapevol­ezza più diffusa, una rinnovata etica che spazzi via frasi del tipo: «Si è sempre fatto così». Per eliminare anche quel paradosso evidenziat­o da quel confronto tra le nazioni, dove proprio l’Italia e la Grecia, che possono vantare un patrimonio culturale imponente, sono le prime a frustrarne l’accesso e la fruizione.

Foto su Facebook E il ladro restituisc­e l’auto

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