Anche Alba Dorata vuole restare nell’eurozona «Assurdo uscire»
I negoziatori greci? «Mammolette senza spina dorsale e spirito patrio». La Bce, la Commissione, il Fondo monetario? «Strumenti della plutocrazia internazionale, calvinista e anglosassone che ha voluto impossessarsi della ricchezza greca». L’avvicinamento di Atene alla Russia? «Magari fosse vero. In realtà Alexis Tsipras è un pupazzo degli americani». I 340 miliardi di debito pubblico? «Illegali, imposti truccando i conti nazionali e dissanguando il Paese con tassi da usura. Non dobbiamo restituirne neanche un centesimo». Facciano attenzione lassù a Bruxelles e Francoforte, perché l’esasperazione dei greci verso l’austerità è così imponente che se l’estrema sinistra di Syriza fallisse le trattative sul debito, tra i ricambi possibili alle prossime elezioni c’è l’estrema destra di Alba Dorata.
Artemios Matthaiopoulos, 31 anni, è uno dei 17 deputati del partito, eletti nonostante i candidati fossero tutti in prigione o agli arresti domiciliari. Settanta membri di Alba Dorata sono sotto processo. L’accusa è istigazione a delinquere e banda armata per l’omicidio di un rapper. Matthaiopoulos è stato un mese e mezzo in prigione e ora, in attesa delle udienze in maggio, ha solo il divieto di espatrio. «Ci indicano come ispiratori ideologici — dice —. Se non è processo politico questo, non ce n’è mai stato un altro».
Alba Dorata è identificato come partito neo nazista, con tutto il corollario di simil svastica, organizzazione paramilitare e camice nere.
«Non siamo tedeschi degli anni 30, ma nazionalisti come tanti altri in Europa. Crediamo di dover proteggere la nostra patria, la cultura, la lingua e la religione ortodossa. Non vogliamo grecizzare nessuno. Semplicemente davanti alla bomba demografica islamica e alla spoliazione dell’alta finanza, vogliamo difenderci».
Dovevate scegliere proprio quel simbolo così evocativo?
«Se c’è tanta ignoranza non è colpa nostra. Il nostro simbolo si chiama meandro, compare sui templi classici, rappresenta l’aspirazione alla purezza. E noi vogliamo resistere al materialismo che ha corrotto la società». Veniamo all’euro. Meglio fuori o dentro? «Dentro». Perché? «Abbiamo già pagato a caro prezzo l’ingresso. Sarebbe assurdo pagare anche l’uscita».
Allora fa bene la sinistra al governo a trattare con l’Eurogruppo?
«Syriza sta tradendo il Paese. Non doveva andare a Bruxelles. Il ricatto dei creditori è inaccettabile, non si compromette così la sovranità nazionale. Le riforme che hanno imposto in passato e pretendono di imporre oggi vanno contro il bene del popolo e del Paese. Il vantaggio è solo per le banche e la grande finanza». Quindi? «Non dobbiamo restituire più nulla. Mi spiace per i cittadini degli altri Paesi europei, ma sono stati i loro governi a mettersi al servizio del libero mercato, della concorrenza, del neo liberismo e della plutocrazia. Tutti assieme, noi cittadini d’Europa, dovremmo liberarci da questa classe politica».