Corriere della Sera

Tocca all’Italicum. Renzi: noi non ci fermiamo Legge elettorale da oggi in Aula, probabilme­nte senza slittament­i. Pronta una mobilitazi­one della base pd pro riforma Il premier ricorda il 41%. «Il buono dell’Ulivo lo difendiamo sempre. Il partito della Naz

- Al. T.

Sembra sfumare l’ipotesi di un rinvio del voto sull’Italicum, che arriva oggi nell’aula della Camera. La scelta se porre la fiducia potrebbe non riguardare le pregiudizi­ali di costituzio­nalità, ma i soli articoli del provvedime­nto. E contro l’ipotesi della fiducia si scaglia il leader di Area riformista Roberto Speranza, che la definisce «un errore madornale». Renzi però politicame­nte ha di fatto già posto la fiducia quando, alla Gruber, ha spiegato che se «l’Italicum non passa si va a casa». Insomma, il clima è incandesce­nte, tant’è che c’è chi come Arturo Scotto, di Sel, denuncia «telefonate e pressioni indebite da ambienti governativ­i su singoli esponenti dei gruppi parlamenta­ri sul voto di martedì».

Ma il premier va avanti e parlando ai suoi dice che se l’Italicum fosse bocciato non sarebbe smentito solo lui, «ma l’intero Pd»: «Questa legge l’abbiamo cambiata tre volte per venire incontro alla minoranza. Ora vogliono cambiarla di nuovo. In realtà è che pensano di tornare da capo come sempre. Ma non glielo consentire­mo». E ancora: «Si sono già dimenticat­i che li abbiamo portati al 41%. E che abbiamo vinto in 4 Regioni dove si era perso». In questa legislatur­a, prosegue Renzi, «un governo BrunettaD’Attorre-Salvini non mi pare lo scenario più plausibile, ma sarebbe il Pd a quel punto a chiedere elezioni».

E se il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta riassume i suoi desiderata («Avanti fino al 2018 con la legislatur­a, no alle elezioni anticipate, no all’Italicum, via Renzi»), il premier non ha intenzione di desistere, perché «i nostalgici dell’inciucio, sia dentro il Pd che fuori, come Brunetta, si mettano l’anima in pace: il governo sarà di legislatur­a, fino al 2018». E per ulteriore conferma, racconta un episodio: «Mi ha molto colpito, a Marzabotto, il partigiano che mi ha detto: Matteo, noi di sinistra siamo così, litighiamo e discutiamo, ma tu vai avanti, non ti fermare».

Speranza parla da Lucia Annunziata: «Renzi non deve mettere la fiducia, sarebbe un errore madornale, una violenza Su RaiTre Roberto Speranza, 36 anni, capogruppo dimissiona­rio del Pd, ieri ospite a enorme verso il Parlamento». E se il governo mettesse la fiducia, cosa farebbe? «Se io oggi dicessi qui voto la fiducia, direi a Renzi ok metti la fiducia. Io dico che sarò leale fino in fondo, ma Renzi sia leale con il Parlamento. Non ho mai detto, comunque, che non voterò la fiducia». Speranza non vuole spaccature nel partito: «La scissione sarebbe un errore enorme, mi dà fastidio persino il suono della parola. Fuori dal Pd c’è il disastro». Ma dice di no a un Pd partito della nazione: «La gente mi chiede: il Pd litiga con la Camusso e imbarca Bondi e Verdini. Ma che sta succedendo?». All’ex capogruppo risponde così Renzi, parlando con i suoi: «Bondi e Verdini potranno pure appoggiare il governo, ma non entreranno mai nel Pd. Il partito della Nazione? Una espression­e di Reichlin il giorno dopo le Europee». Quanto alla ricorrente evocazione dell’Ulivo, Renzi parla di «polemiche strumental­i»: «C’è chi è sempre stato contro l’Ulivo di Prodi e ora cerca di usare quella stagione giocandola contro il presente. Noi il buono dell’Ulivo lo difendiamo sempre». E a conferma, si cita il seminario sulle primarie dieci anni dopo, che si terrà oggi con Arturo Parisi e Lorenzo Guerini.

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