Corriere della Sera

Piano povertà, sostegno al reddito per 6 mesi

Scatterà sotto la soglia di 8 mila euro. Previsto un patto tra cittadino e lo Stato: l’aiuto all’inclusione legato all’impegno di iscrivere i figli a scuola, cercare un’occupazion­e o dedicarsi ai lavori socialment­e utili

- Marco Galluzzo

Ci aveva già provato Enrico Letta, con un progetto pilota predispost­o dal ministro Enrico Giovannini. Si chiamava Sia, sostegno per l’inclusione attiva e riguardava tutti coloro che vivono sotto la soglia di povertà, o per mancanza di reddito, o per reddito insufficie­nte. Ora ci sta lavorando il ministro Giuliano Poletti e sembra che l’acronimo sia sempre lo stesso, la differenza è che Renzi vorrebbe trasformar­e il progetto in un piano su larga scala, un misura di sostegno per tutti coloro che non arrivano a percepire 8 mila euro di reddito annui.

Ieri il capo del governo ha accennato al progetto: «Con una seria politica degli investimen­ti ci giochiamo la ripartenza economica e potremo affrontare l’emergenza che mi sconvolge il cuore: poco più di un milione di bambini e ragazzi che stanno sotto la soglia della povertà». Non ha detto di più, ma ha legato ogni scelta di politica espansiva alle decisioni che arriverann­o da Bruxelles: quelle sui margini di manovra che l’Italia ha già chiesto, e su cui attende risposte; e forse anche quelle nuove che potrebbe avanzare, se il «buco» provocato dalla recente sentenza della Consulta sulla rivalutazi­one bloccata delle pensioni non venisse tamponato in altro modo.

Di sicuro la sentenza della Corte ha impresso al piano che Renzi persegue una battuta d’arresto: la misura a cui sta pensando l’esecutivo, sulla scia dell’impianto del precedente governo, prevede non un generico ammortizza­tore sociale ma una sorta di «patto» fra Stato e cittadino, sia esso povero perché ha un reddito molto basso, o perché ha perso il lavoro, o ancora perché sono cambiate le condizioni familiari (per esempio separazion­e).

Un «patto» che verrebbe stipulato ogni 18 mesi, che prevedereb­be un’integrazio­ne al reddito della durata massina di 180 giorni, e che in cambio chiederebb­e al beneficiar­io uno sforzo di inclusione sociale con una fascia di opzioni diverse (impegnarsi per trovare un lavoro, mandare i figli a scuola, fare lavori socialment­e utili: alcuni possibili esempi), uno sforzo in grado di definire la misura come non assistenzi­ale ma inclusiva.

Per la copertura servono diversi miliardi di euro: da 2 a 7 fu la stima del precedente governo, a seconda della forchetta dei destinatar­i e della misura del sostegno economico eroga- to dallo Stato. Secondo le stime più ottimistic­he, sono invece almeno 3 i miliardi che lo Stato deve trovare per far fronte alla sentenza della Consulta, che ha giudicato incostituz­ionale il blocco della rivalutazi­one delle pensioni del governo Monti. Insomma il piano di Renzi, e di Poletti, è di colpo diventato più complesso. Ieri Renzi ha citato Bruxelles e ha detto che nel «prossimo anno e mezzo» ci giochiamo la ripresa economica: come dire che il governo ha molte riforme da varare, ma forse ha bisogno di qualche decimale in più di deficit, e dunque del via libera della Commission­e, per procedere.

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Il ministro Giuliano Poletti, 64 anni, è dal febbraio 2014 ministro del Lavoro

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