Il caso dei profughi che rifiutano l’hotel «Volevano la tv» «No, motivi etnici»
Il gran rifiuto dei profughi c’è stato, deciso e polemico. «Volevano wi-fi e tv in albergo e si sono barricati sul pullman», dicono i volontari che li accompagnavano. «No, era solo una protesta per motivi religiosi per la presenza di donne sposate e qualche problema tra etnie», sostiene invece Walter Delfino, capo del commissariato di Piombino. Sta di fatto che ieri tredici profughi tra i 20 e 25 anni provenienti da Ghana, Gambia, Kenya e Zimbabwe, di religione musulmana e da 18 mesi ospiti dell’Italia (erano alloggiati a Trapani) hanno inscenato una protesta davanti all’Hotel Cinque Lecci di Campiglia Marittima, Maremma livornese. E per più di due ore polizia, carabinieri e volontari hanno cercato di convincerli. Poi la mediazione del vicequestore Delfino ha sbloccato la situazione, ma i rifugiati hanno chiesto e ottenuto d’essere spostati in una vicina struttura. «Wi-fi e tv non c’entrano niente — ribadisce Delfino —, ma sono stati problemi etnici e religiosi a spingerli a protestare. Volevano tornare a Trapani, gli abbiamo detto che non era possibile, e hanno accettato di spostarsi in alloggi vicini che rispondevano alle loro esigenze». Uno dei volontari dell’associazione Diogene, Luca Guidi, agente marittimo, ha però dato una diversa versione dei fatti. «I rifugiati ci hanno detto che lo stato italiano doveva ospitarli dove volevano e in strutture di qualità pari a quella lasciata in Sicilia. E, oltre ad avanzare problemi religiosi, hanno chiesto, il wi-fi, e il televisore in ogni stanza». Sempre ieri altri sette profughi hanno rifiutato di alloggiare in alcune strutture all’interno del Parco di San Rossore (Pisa) perché troppo isolate e sono stati trasferiti in alloggi più vicini al centro.