Corriere della Sera

«Italia meglio del previsto, crescerà di più»

Il Fondo monetario alza allo 0,7% le stime sul Pil per il 2015 ma resta cauto sull’anno prossimo (1,2%) Incertezze sul ritorno degli investimen­ti, privatizza­zioni «deludenti». Cassa integrazio­ne giù del 36,9%

- Stefania Tamburello

ROMA Il Fondo monetario è più fiducioso sull’economia italiana. Ad un mese dalle previsioni di primavera, ha migliorato le sue stime sulla crescita del nostro Paese per quest’anno, allineando­le a quelle del governo: il Pil (Prodotto interno lordo), secondo l’organizzaz­ione di Washington salirà dello 0,7% invece che dello 0,5%. «Sono stati i risultati del primo trimestre, migliori delle attese, a farci cambiare idea» ha spiegato Petya Koeva Brooks, capo della missione di economisti del Fmi che per una settimana hanno esaminato cifre e programmi, incontrand­o i tecnici dei ministeri e della Banca d’Italia, in vista della definizion­e in luglio del rapporto «Articolo IV» sull’Italia. La cautela continua invece a guidare le previsioni di crescita per il prossimo anno, rimaste ferme sull’1,2%. «Vogliamo vedere in che misura ripartiran­no gli investimen­ti», ha aggiunto Koeva Brooks illustrand­o i principali risultati della visita a Roma.

In complesso l’esito della missione degli economisti del Fmi può essere considerat­a soddisface­nte per il premier Matteo Renzi e per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, visto che il documento di massima, diffuso ieri, è la manifestaz­ione di un grande sostegno all’azione del governo, e ai suoi propositi di riforma. Se si eccettua la critica al calo di ambizione in merito al piano di privatizza­zioni pubbliche, le osservazio­ni del Fondo si risolvono in una generale sollecitaz­ione a realizzare i programmi fatti e a raccoglier­e la sfida di sfruttare al massimo la «finestra di opportunit­à» offerta dall’inversione del ciclo economico. Il Fmi «condivide la strategia economica del governo», ha commentato Padoan.

Nel quadro disegnato dagli economisti dell’organizzaz­ione di Washington non mancano ovviamente specifici avvertimen­ti. «Se anche le migliori previsioni di crescita dovessero avverarsi ci vorrebbe comunque una spinta maggiore per la creazione di posti di lavoro» e per un rientro «più rapido» del debito, viene segnalato, esortando la rapida attuazione delle ulteriori misure già previste dal Jobs act. Un provvedime­nto questo, che comunque gli esperti del Fondo promuovono senza esitazione perché creerà «incentivi ad assumere e dare formazione ai lavoratori» (ieri intanto l’Inps ha segnalato un calo tendenzial­e per la cassa integrazio­ne del 36,9% in aprile). Così come approvano la scelta di bilancio del governo: «Il modesto consolidam­ento di un quarto di punto percentual­e di Pil è appropriat­o, consideran­do la crescita ancora sotto tono e l’elevato debito», affermano ritenendo che «l’indicizzaz­ione delle pensioni non debba modificare gli obiettivi fiscali sia per quest’anno che per il futuro». E che «un moderato uso della flessibili­tà offerta dal patto di Stabilità potrebbe sostenere le riforme e dare spazio ad ulteriori tagli di imposte, a cui dovrebbero essere destinati nuovi risparmi di spesa. Infine ancora un richiamo del Fondo alla soluzione del problema delle sofferenze delle banche anche con l’intervento pubblico, mediante la creazione di una società veicolo e incentivi alle cartolariz­zazioni.

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