Quote dei migranti Francia e Spagna chiedono modifiche
Cresce il fronte dei contrari. Gentiloni: no a retromarce
che può essere invocata anche da Irlanda e Danimarca.
L’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, che da vicepresidente della Commissione europea è stata tra i promotori della proposta di quote obbligatorie di ricollocazione tra i Paesi membri, si è limitata a segnalare diplomaticamente la non competenza del Consiglio Esteri perché «l’accordo va trovato nella riunione dei ministri degli Interni» a metà giugno.
Gentiloni è stato più franco, constatando che l’immigrazione è «un tema molto delicato per gli equilibri politici interni» in molti Paesi.
Ha sottolineato l’accelerazione positiva dell’Europa, dopo l’ultima ecatombe di centinaia di migranti nel Mediterraneo, con il via libera politico alla missione navale anti-trafficanti di esseri umani. Vede ancora una «volontà di ridiscutere» l’estensione ai migranti delle quote di condivisione obbligatoria pur già contestate limitatamente ai richiedenti asilo. E, davanti a domande come «l’Italia si sente abbandonata o più sola?», ha condiviso l’analisi di tanti addetti ai lavori a Bruxelles affermando: «Mi aspetto una discussione non facile» nelle decisive riunioni in giugno dei ministri degli Interni e poi dei 28 capi di governo.
Molti Paesi membri hanno fatto capire di non voler nemmeno sentire parlare degli immigrati clandestini, che costituiscono il principale problema per Italia, Grecia, Malta e Spagna.
La Germania teme quest’anno l’arrivo di 400 mila profughi (dai 100 mila del 2013) e la conseguente irritazione dell’elettorato soprattutto di centrodestra. Pertanto la cancelliera Angela Merkel intende accettare le quote obbligatorie solo per i richiedenti asilo e se alleggeriscono il carico tedesco. In più, in cambio degli esborsi per potenziare i pattugliamenti nel Mediterraneo, pretende di controllare che Italia e Grecia non si liberino di migranti camuffandoli da profughi con diritto di asilo.
Francia, Svezia, Olanda e Austria, che accolgono tanti rifugiati, appoggiano Berlino. La Spagna concorda sui principi, ma vuole trasferire un numero maggiore di rifugiati ai Paesi più ricchi (e non viceversa) a causa dei suoi troppi sen-
I criteri
La Commissione Juncker ha proposto di redistribuire i richiedenti asilo all’interno della Ue con un sistema di quote. In particolare, per calcolare le quote di ogni Paese, la Commissione tiene conto della popolazione (40%), Pil (40%), disoccupazione (10%) e sforzi compiuti (10%). Qui sotto, i numeri dei vari Paesi za lavoro. «Il tasso di disoccupazione è fondamentale per conoscere la capacità di integrazione — ha protestato il ministro degli Esteri spagnolo José García-Margallo —. Nessun Paese può accettare dei migranti a cui non può provvedere in condizioni di dignità».
Gli Stati dell’Est si mostrano ancora più rigidi. «Siamo contrari alle quote obbligatorie — ha dichiarato il ministro ungherese per i rapporti con l’Europa Szabolcz Takacs —. E credo lo siano anche Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Baltici, Polonia e Regno Unito » . Takacs ha confermato che l’Ungheria sta impegnandosi per consolidare l’opposizione e per «trovare nuovi alleati».
L’obiettivo non appare difficile, se si considera che — sulla proposta di condivisione obbligatoria dei migranti — il governo socialista del francese Manuel Valls non è troppo lontano da quello di destra dell’ungherese Viktor Orban. E che molti premier appaiono preoccupati dal «rischio di perdere le elezioni, se sbagliano il posizionamento sull’immigrazione».
Decisione a giugno La Mogherini ricorda: «l’accordo va trovato nella riunione dei ministri degli Interni»