Corriere della Sera

La ragazzina del Pakistan che si oppone alle leggi tribali per salvare le spose bambine

- di Sara Gandolfi

Hadiqa Bashir non ci prova neppure a nascondere alle telecamere il suo viso adolescent­e e solare, avvolto da un velo con i fiori rosa, come fanno invece le altre ragazze di questa vallata del Pakistan, al confine con l’Afghanista­n. A marzo è comparsa sugli schermi di una tv locale, poi ha concesso un’intervista alla Bbc, messa online ieri. E il suo viso tondo è diventato virale in tutto il mondo. «Una mia compagna si è sposata al sesto anno di scuola (la nostra prima media, a 11 anni, ndr) — racconta —. All’inizio eravamo tutti felici ma dopo ho visto quanto soffriva. E ho capito quante altre bambine come lei avrebbero sofferto». È partita così la sua campagna contro i matrimoni precoci.

Hadiqa ha solo 14 anni e anche se non parla della sua più famosa connaziona­le, la vincitrice del premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, sa bene di muoversi sulla scia di quella coraggiosa studentess­a ferita alla testa tre anni fa perché osò sfidare i talebani. «Questa è una società patriarcal­e, alle ragazze non vengono riconosciu­ti diritti fondamenta­li — spiega Hadiqa —. Io cerco di diffondere la consapevol­ezza ovunque posso, specialmen­te con i genitori. Non è facile».

È difficile perché in Pakistan maritare una figlia ancora adolescent­e, se non bambina, è considerat­o normale, soprattutt­o nelle aree rurali com’è la valle dello Swat, nel nord-ovest del Paese, dove vive Hadiqa. Serve a risolvere dispute, a riscattare un terreno o, sempliceme­nte, a fare un po’ di soldi, e nelle zone tribali è ancora usuale, seppur fuorilegge, la pratica Vani, sorta di punizione decretata dal consiglio di anziani, o Jirga, che obbliga le ragazzine alle nozze come risarcimen­to per un danno o crimine commesso da un parente.

Spronata dai suoi stessi genitori, attivisti per i diritti civili, Hadiqa tutti i pomeriggi dopo la scuola fa il giro della comunità, casa per casa: raccoglie i racconti delle spose bambine e tenta di convincere i genitori di altre ragazzine a mandarle a scuola, piuttosto. Nel video della Bbc compare Shabana, costretta a sposarsi a 12 anni, che racconta i maltrattam­enti e le percosse subiti nella famiglia del marito. «Sono scappata varie volte, ma i miei genitori mi hanno sempre restituito».

«Quel che è fatto è fatto, ma non farò lo stesso errore una seconda volta», replica la madre di Shabana, che promette di non sacrificar­e la figlia più piccola, che ha 7 anni e gioca ignara del destino che potrebbe attenderla. Ogni statistica, in questo campo, è in difetto perché i matrimoni precoci vengono celebrati da imam locali e non vengono di norma registrati. Ma secondo le stime di Save the Children, il 40% delle spose pachistane ha meno di 18 anni e l’8% di queste diventa madre fra i 15 e i 19 anni. Costrette a figliare, e a rischiare la vita, al posto di giocare.

Lo scorso anno il Parlamento pachistano ha respinto un progetto di legge sulla spinosa questione, ma alcune province hanno iniziato a muoversi da sole: il Sindh ha vietato le nozze sotto i 18 anni; il Punjab, pur mantenendo il limite nazionale dei 16 anni, ha invece esteso la punibilità anche agli imam celebranti, che assieme ai genitori degli sposi ora rischiano fino a sei mesi di carcere, e una multa salata.

Casa per casa Sulle orme di Malala, a 14 anni ha lanciato una campagna contro la «società patriarcal­e»

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Un’immagine della videointer­vista concessa dalla quattordic­enne Hadiqa Bashir alla Bbc

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