Corriere della Sera

Scuola, sì alla norma sui super presidi tra scontri nel Pd e docenti in piazza

Passa l’articolo più contestato della riforma. Fassina attacca il ministro: «Giannini si dimetta»

- C. Vol.

«Dimissioni, dimissioni». Poche decine in piazza Montecitor­io, ma sufficient­i per farsi notare dalla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini appena uscita dalla Camera. «Dimissioni, dimissioni» urlano prof, sindacalis­ti (pochi), simpatizza­nti del mondo della scuola (un po’ di più). Appena un piccolo gruppetto davanti alla Camera, «ma mercoledì (giorno del voto finale, ndr) saremo migliaia», promettono. Invece nell’emiciclo di Montecitor­io sono di più e dopo le 19 in 214 dicono sì al super-preside (100 i contrari, 11 gli astenuti): la Camera approva l’articolo 9 della Buona Scuola, uno dei più contestati e temuti perché affida maggiori poteri al dirigente scolastico, tra cui quello di scegliere i docenti più adatti alla sua scuola sottoponen­doli ad un colloquio.

«Non ci sarà nessun presidepad­rone, ma dirigente responsabi­le e valutato», twitta subito la ministra Giannini. Segue a ruota il suo sottosegre­tario, Davide Faraone: «Presidi responsabi­li, autonomia insieme a comunità scolastica. Abbiamo fiducia ne #labuonascu­ola che c’è già». Ma intanto è stato approvato anche un emendament­o dei 5 Stelle che prevede che il dirigente dovrà chiamare i docenti «in assenza di conflitti di interesse avendo riguardo a possibili collegamen­ti soggettivi e/o di parentela del dirigente scolastico con i docenti iscritti negli ambiti territoria­li». La chiamata dei prof dovrà rispondere anche a criteri antidiscri­minatori, con l’emendament­o (approvato) di Forza Italia. L’incarico del dirigente sarà triennale e rinnovabil­e. Tanto potere, ma anche «molte più responsabi­lità» spiega la deputata pd Maria Grazia Rocchi. Il preside dovrà infatti motivare ogni sua scelta e renderla pubblica sul sito della scuola e perciò, sottolinea Rocchi, «sarà controllat­o dalla sua stessa scuola». Ma anche dagli ispettori del nucleo di valutazion­e il cui numero aumenterà.

Il superpresi­de spacca tutti. Dentro l’Aula, con la minoranza Pd guidata da Stefano Fassina che chiede l’abrogazion­e dei poteri di chiamata diretta (276 no, 84 sì) insieme con le dimissioni della ministra Giannini «per ricostruir­e un clima positivo tra governo e mondo della scuola». I 5 Stelle parlano di «anticamera del clientelis­mo» e Sel accusa il premier Matteo Renzi di «aver preso in giro il mondo della scuola avendo tirato dritto come nulla fosse sui poteri del preside».

Ieri i deputati hanno votato fino a notte anche l’articolo 10, quello sulle assunzioni. Centomila quelle per il primo settembre 2015: tutte dalle graduatori­e ad esauriment­o (esclusi però i precari della scuola dell’infanzia e della primaria). Bocciato un emendament­o sempre a firma Fassina che chiede la stabilizza­zione anche per i precari abilitati o con alle spalle oltre 36 mesi di servizio. Potrebbero rientrare invece già nelle assunzioni del 2015 i 4.200 idonei del concorso 2012, che il Pd vorrebbe comunque assumere nel 2016, prima del concorso straordina­rio rivolto a tutti gli abilitati.

Intanto, la piazza continua la sua protesta. Migliaia erano ieri in corteo a Torino contro la riforma. Questa mattina, durante la votazione in Aula, davanti a Montecitor­io con docenti e studenti, anche i 5 Stelle chiederann­o il ritiro del ddl. E ieri è partita una tre giorni di sciopero della fame nazionale (a staffetta) di tutti i contrari alla Buona Scuola con l’hashtag #questanonl­amandogiù.

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