Corriere della Sera

La battaglia del Terzo settore sul 5 x mille da destinare agli istituti

- Di Claudia Voltattorn­i

«Ci saranno scuole di serie A e scuole di serie B». Oppure, «scuole per ricchi e scuole per poveri». «Un’aberrazion­e», «inaccettab­ile, meglio sopprimerl­o». Quella del 5x1000 da destinare alle scuole dei propri figli è una questione che resta aperta e fa discutere trasversal­mente. L’articolo 15 della Buona Scuola istituisce un 5x1000 ad hoc per la scuola con le famiglie che possono decidere di destinarlo all’istituto dei figli. Nella prima stesura era previsto un fondo perequativ­o che destinava il 10% del totale alle scuole più disagiate. In commission­e Istruzione della Camera, il Pd ha raddoppiat­o il fondo innalzando­lo al 20 per cento prevedendo 50 milioni annui, dal 2017, da destinare alle scuole. È insorto il Terzo Settore, che da sempre usufruisce delle donazioni del 5x1000: la paura è che parte di quei fondi non vadano più alle associazio­ni di volontaria­to. Ma i due fondi dovrebbero essere distinti. Non solo. I 50 milioni annui non sarebbero aggiuntivi, ma arriverebb­ero dalle risorse a disposizio­ne dal bilancio del ministero dell’Istruzione. La commission­e Bilancio della Camera sta studiando le coperture economiche e se sia quindi possibile aggiungere nuovi fondi apposta per il 5x1000 della scuola. Il Pd sta valutando anche la possibilit­à di far arrivare il fondo perequativ­o al 50 per cento, che significa: metà fondi per le scuole scelte dalle famiglie, l’altra metà per le scuole meno «fortunate». A rimetterci, però, fanno notare alcuni tecnici del Miur, potrebbero essere proprio quelle «scuole né di frontiera né di periferia, ma appartenen­ti a famiglie della classe media».

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