Francesco sprona i vescovi «Combattete la corruzione»
Il Papa all’assemblea della Cei: non narcotizzate il dibattito interno
e specialisti».
Il cuore del discorso è lo stile di presenza richiesto alla Chiesa italiana, l’antitesi della stagione ruiniana. I vescovi devono fare i vescovi e lasciare ai fedeli laici «le responsabilità che a loro competono», sillaba: «In realtà, i laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, dal politico al sociale, dall’economico al legislativo! Hanno invece tutti la necessità del vescovo pastore!». Altrettanto importanti le considerazioni sul «diffuso indebolimento della collegialità», del dibattito interno. A novembre la Cei riunirà a Firenze il quinto «Convegno ecclesiale nazionale» e il Papa fa capire che non vuole funzioni come i precedenti: «Ad esempio, si organizza un convegno o un evento che, mettendo in evidenza le solite voci, narcotizza le comunità omologando scelte, opinioni e persone. Invece di lasciarci trasportare verso gli orizzonti dove lo Spirito ci chiede di andare». Lo stile sinodale di Francesco richiede di moltiplicare le «voci». Uscire, cambiare. E, tra l’altro, «accorpare, prima che sia troppo tardi» quegli «istituiti, monasteri, congregazioni» che ora «si lasciano invecchiare» semivuoti.
Una Chiesa lontana dai potenti, china sui poveri, che coltivi «umiltà, compassione, misericordia, concretezza, saggezza». Capace di «collegialità» e insieme di «comunione», chiarisce il Papa: anche «tra conferenze episcopali e vescovi con il successore di Pietro».