Corriere della Sera

Spese pazze con la carta aziendale Sospeso il presidente di Trenord

Milano, il gip contesta ad Achille acquisti di vestiti, cene, cellulari e pay-tv

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Carte di credito, alberghi, l’uso di auto con carburanti e telepass, arredi ed elettronic­a, bollette di telefoni cellulari, pay tv e persino scommesse sportive: contestand­ogli l’utilizzo a fini personali (soprattutt­o da parte dei due figli) di benefit aziendali legati alla sua carica, i magistrati «depongono» Norberto Achille da presidente di Ferrovie Nord Milano, la società per azioni quotata in Borsa che fattura 300 mil ion il’ anno co n 4 . 0 0 0 dipendenti e che in Lombardia fa viaggiare ogni giorno 650.000 persone su 42 linee regionali e 10 suburbane oltre al Malpensa Express tra Milano e l’aeroporto internazio­nale.

Achille, presidente e legale rappresent­ante della holding partecipat­a per il 57,5% da Regione Lombardia e per il 14,7% da Ferrovie dello Stato, è stato infatti raggiunto ieri da una misura cautelare con la quale la giudice delle indagini preliminar­i Sofia Fioretta, su richiesta del pm Giovanni Polizzi, lo ha interdetto per 6 mesi dall’incarico con l’ipotesi di reato di peculato, mentre non comporta misura interditti­va il pur ipotizzato reato di truffa.

L’accusa contesta al presidente di Fnm spa di aver destinato a uso pressoché esclusivo della moglie e di un figlio due telefoni cellulari, mentre sull’utenza aziendale del padre l’altro figlio avrebbe avuto facoltà di addebitare le proprie chiamate, con il risultato che in questo modo l’azienda sarebbe stata onerata di circa 124.000 euro. Uno dei figli avrebbe avuto in uso l’auto-blu del padre, una Bmw serie 5 con annessi telepass e carburante. E c’è poi il corposo capitolo delle carte di credito aziendali utilizzate dai familiari, secondo il pm, per pagare spese personali di vario genere: 14.000 euro di abbigliame­nto, 30.000 di arredi ed elettronic­a, 8.000 tra abbonament­i a internet e alla tv a pagamento, 3.700 di scommesse sportive e 17.000 di alberghi e ristoranti. L’interdizio­ne non vale invece per l’ipotesi di truffa, qui legata a 124.000 euro di multe e sanzioni accumulate da uno dei figli alla guida delle auto aziendali del padre.

Le intercetta­zioni (ancora sino a poche settimane fa, visto che il termine dei reati è fissato «quantomeno fino al 4 marzo » ) sembrano ricondurre queste disinvolte prassi soprattutt­o ai comportame­nti dei figli e alla mancata forza del padre di porvi argine. Situazione che Achille, difeso dall’avvocato Gianluca Maris, aveva invece iniziato ad affrontare dopo l’avvio dell’indagine, anche se questa disponibil­ità non pare essere stata recepita dai magistrati.

La richiesta di misura interditti­va risulta avanzata dal pm il 12 maggio, e accolta dal gip il 15: è dunque possibile che i magistrati non abbiano tenuto conto (non avendone forse conoscenza) che Achille, nelle sue interlocuz­ioni con l’azienda, aveva espresso non soltanto l’assicurazi­one di non ricandidar­si allo scadere del proprio mandato a fine mese nella Fnm spa che lascia con 18 milioni di utile da distribuir­e, ma anche la volontà di far fronte ai rimborsi di gran parte delle spese contestate­gli (sebbene a suo avviso non tutte incongrue rispetto al suo incarico). E se già aveva concordato con l’azienda le trattenute sullo stipendio per rimborsare le multe, proprio venerdì (il giorno in cui il gip firmava l’interdizio­ne) aveva versato a Fnm spa 74.000 euro a copertura delle spese fatte dalle carte aziendali.

Le difese è prevedibil­e discuteran­no la qualificaz­ione giuridica dei fatti: peculato (se si considera pubblica Fnm) o appropriaz­ione indebita (se si sostiene privata la società quotata in Borsa e con capitale misto). Intanto l’inchiesta verte anche sull’iniziale accoglienz­a in azienda dell’audit - paradossal­mente voluto proprio da Achille - sulle «rilevanti criticità» nelle spese aziendali. Più testi, infatti, hanno raccontato ai carabinier­i di un aspro scontro accesosi il 9 febbraio tra il presidente dell’organismo di vigilanza Arnoldo Schoch e il presidente del collegio sindacale Carlo Alberto Bellodi «sulla pretesa di Bellodi che il contenuto del report venisse ammorbidit­o». Bellodi è indagato per tentato favoreggia­mento, nell’ipotesi che abbia «omesso di assolvere agli obblighi di controllo» e invece concorso a «nascondere le distrazion­i di beni riconducib­ili ad Achille».

I familiari I figli avrebbero usato l’auto blu e i benefit del padre. Che ha già restituito 74 mila euro

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