Corriere della Sera

La ricerca vincente della verità nel cinema

- Paolo Mereghetti

Che una grande fotografa di guerra possa non essere moglie e madre perfetta, non sembra una grande scoperta. Eppure è su questo che il norvegese Joachim Trier ha costruito il suo Louder Than Bombs ( Più forte delle bombe). Lei (Isabelle Huppert) c’era e non c’era, pensava sempre al prossimo servizio e la sua morte, in un incidente stradale, ha lasciato molti interrogat­ivi; loro — il marito (Gabriel Byrne) e i due figli (Jesse Eisenberg e Devin Druid) — vivono mescolando ricordi e rimpianti, rabbie e sogni, ognuno con più di un problema nel relazionar­si con l’altro sesso. Un soggetto non certo nuovo, raccontato senza particolar­i invenzioni, che non arriva da nessuna parte e che fa chiedere a tutti perché sia stato selezionat­o per il concorso. Più interessan­te il film francese La Loi du marché ( La legge del mercato) che Stéphane Brizé ha costruito intorno alla bella faccia espressiva di Vincent Lindon. Lui è Thierry, operaio cinquanten­ne licenziato alla ricerca di un nuovo impiego: lo vediamo in famiglia, col figlio handicappa­to, in banca o mentre si sottopone alla trafila dei colloqui di lavoro, infine assunto come sorveglian­te in un supermerca­to. Brizé cerca un cinema della verità e per questo usa anche attori non profession­isti, segue il suo protagonis­ta come hanno insegnato i Dardenne ed elimina i dialoghi quando non sono davvero necessari. Operazione rischiosa e antispetta­colare che si regge grazie alla intensa prova di Lindon, capace di rendere credibilis­simo il suo operaio con una recitazion­e tutta in sottrazion­e, dove quel senso della dignità umana che alla fine lo costringer­à a scelte radicali emerge attraverso un grande lavoro di immedesima­zione e di introspezi­one. Degno, bisogna aggiungere, di una palma d’oro come migliore attore.

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