Tra le spese di Ferrovie Nord anche «quadri per Formigoni»
Un dirigente registra i colloqui con chi in azienda ammoniva: quello dell’audit? Finirà a pulire i cessi dei treni
«Sono stati individuati acquisti di 4 quadri (due dipinti da 4.000 euro ciascuno nel 2010, uno da 9.000 euro nel 2011, uno da 1.400 nel 2012), nessuno dei quali è risultato inventariato» nelle Ferrovie Nord Milano del presidente Norberto Achille, racconta ai carabinieri l’11 febbraio Luigi Nocerino, autore con Andrea Franzoso dell’audit sulle spese pazze dentro Fnm: e il mistero buffo dei «quadri» torna nella conversazione che Franzoso registra di nascosto (e consegna ai carabinieri) dialogando con il presidente del collegio sindacale Carlo Alberto Belloni sulla «circostanza che i quadri si trovino presso l’abitazione del precedente presidente della Regione Lombardia», Roberto Formigoni. Mancava solo questo tocco di folclore alle invece serissime spese per 570.000 euro che Achille, interdetto dai magistrati lunedì con l’accusa di peculato, ha permesso a due figli e alla moglie di pagare dal 2008 con le carte di credito e i cellulari e le auto della società quotata in Borsa, per il 57% della Regione e per il 14% delle Fs.
In una delle registrazioni fatte da Franzoso e riassunte dai carabinieri, il 9 aprile sulla destinazione di un dipinto «Achille precisa che tutti erano a conoscenza della cosa, e che una eventuale comunicazione di ciò metterebbe tutti a disagio», e che «tutti i regali sono fatti per mettere in buona luce la società ed ottenere un vantaggio». E quando Franzoso riparla «dei tre quadri, uno dei quali è stato donato a Formigoni, Achille» si dice «a conoscenza che questi quadri sono andati alla Regione, ma di non aver gestito nel dettaglio la vicenda». Achille «precisa che in quegli anni c’è stato l’accordo Trenord-Trenitalia, che uno l’ha messo sotto forma di “riconoscimento alla Regione” ( fonetico, ndr), e che di recente sono stati dati anche 30.000 mila euro alla Regione».
Se il dimessosi Achille ha iniziato a rimborsare Fnm (74.000 euro versati, più trattenute sullo stipendio), Belloni si è dimesso ieri dopo essere stato indagato per l’ipotesi (che respinge) di tentato favoreggiamento: Franzoso e Nocerino raccontano di una riunione dai «toni alterati per la contrapposizione tra Schoch (presidente dell’organo di vigilanza) e Belloni che pretendeva venisse “ammorbidito” il contenuto del report sulle spese, manifestando la preoccupazione che “se viene la GdF gli facciamo trovare le porte aperte e tutto già scritto”. Prevalse la posizione di Belloni», e tutti (tranne Franzoso e Nocerino) «convennero di modificare il report in senso più mite, “omettendone alcune parti ed escludendo gli allegati che riportano i dettagli delle varie spese”». Tesi da verificare su Belloni, che nella registrazione fatta da Franzoso in primavera parlava così di un autore dell’audit: «Così facendo si frega con le sue mani, questo qui ce lo troviamo a Novate a pulite i cessi dei treni. Avete puntato sui cavalli sbagliati... Ce ne mettiamo un altro nostro... e vediamo tutti questi paladini che faranno...».