Corriere della Sera

Premi e assunti, primo sì sulla scuola Renzi: basta con i presidi passacarte

Sì della Camera: 28 ribelli dem escono, si annuncia battaglia al Senato Renzi: basta con i presidi passacarte. Escluso il blocco degli scrutini

- C.Vol.

Via libera della Camera alla riforma della scuola: 316 sì, 137 no, un astenuto. Ma la riforma renziana divide il Pd: manca il voto di 40 deputati, 12 assenti giustifica­ti, mentre 28 esponenti della minoranza, tra cui Fassina, Bersani, Cuperlo, Speranza ed Epifani, sono usciti dall’Aula. La battaglia si sposta ora al Senato. Renzi: «Basta con i presidi passacarte». Il Garante: gli esami non sono a rischio.

M5S e il «Vietnam» Di Maio: a Palazzo Madama si reggono solo su sette voti, per loro sarà un Vietnam

Trecentose­dici sì. Centotrent­asette no. Un astenuto. «La Camera approva». Nell’Aula di Montecitor­io si conclude un pezzo di strada della Buona Scuola. Più di due mesi dopo quel 12 marzo in cui il consiglio dei Ministri licenziò il disegno di legge 2.994 per riformare il sistema scolastico italiano e lo inviò al Parlamento chiedendo di «fare bene e fare presto». Alla Camera scoppiano gli applausi. Ma volano anche parole grosse con i 5 Stelle che sui banchi stendono fogli a comporre la scritta: «Fuori il Pd dalla scuola». Loro hanno votato contro, come Sel, Lega e Forza Italia.

La sinistra del Pd si è divisa, una parte continua a non gradire la riforma renziana: è mancato il voto di 40 deputati, 12 assenti giustifica­ti, ma 28 esponenti della minoranza, tra cui Fassina, Bersani, Cuperlo, Speranza ed Epifani, sono usciti dall’Aula. E in una lettera inviata ai senatori Pd, che presto dovranno esaminare il ddl, la minoranza dem invita a «ricucire la frattura» con quella parte di «insegnanti, studenti, famiglie che vive la riforma come una ferita», perciò «il contributo e l’impegno del Senato possono condurre a ulteriori e necessari cambiament­i del testo che vi consegniam­o». La ministra Maria Elena Boschi sottolinea: «Maggioranz­a assoluta». Ma l’esame al Senato che attende la Buona Scuola non sarà altrettant­o facile, visti i numeri più esigui di cui dispone la maggioranz­a. E già i 5 Stelle con Luigi Di Maio affilano i denti: «State certi che daremo battaglia, sarà un Vietnam».

Ma la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini è «emozionata e soddisfatt­a, molto soddisfatt­a, si avvicina il raggiungim­ento di un obiettivo centrale per questo governo: il rilancio del nostro sistema di istruzione. E il premier Matteo Renzi ringrazia i deputati del Pd che «hanno trasformat­o idee e riunioni sulla scuola al Nazareno in una buona legge» e rilancia: «Andiamo avanti, ma i professori devono essere coinvolti, la scuola non deve essere più terreno di scontro, ripartiamo insieme». E sui presidi: «Non li voglio sceriffi, ma nemmeno burocrati e passacarte».

Fuori dall’Aula la piazza però non festeggia. Davanti a Montecitor­io, prof e sindacati sulla lavagna scrivono: «La Buona Scuola siamo noi» e gridano «dimissioni, vergogna». Decine di studenti dell’Uds in tutta Italia fin dalla mattina circondano in un grande abbraccio le loro scuole per dire «#nellenostr­emani». I sindacati aspettano l’incontro con la Giannini lunedì, ma non fanno passi indietro sulla mobilitazi­one. Il segretario Cgil Susanna Camusso è netta: «Con il voto di oggi non si chiude la battaglia, ma la battaglia continua». E Flc Cgil, Cisl, Uil, Fnals Confsal e Gilda fanno sapere che proteste e assemblee nelle scuole non si fermano e il 5 giugno portano migliaia di prof nelle piazza d’Italia per la fiaccolata «La cultura in piazza». Ma cedono sul blocco degli scrutini: sarà solo un’ora di sciopero per i primi due giorni «nel rispetto delle disposizio­ni di legge». Anche Unicobas, Cobas e Usb hanno dovuto mollare: al garante degli scioperi hanno comunicato che faranno due giorni di sciopero ma non durante gli scrutini.

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A fianco, le ministre Madia, Boschi e Giannini festeggian­o l’esito del voto. Sopra, Tofalo (M5S) espulso dall’Aula. Sotto, Rampelli (FdI) con la lavagna
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