Corriere della Sera

Una donna su otto mantiene la famiglia

L’Istat: settecento­mila nuclei in più rispetto al 2008 si reggono solo sul reddito femminile

- Di Alessandra Arachi e Paola Pica

Sono quasi due milioni e mezzo i nuclei familiari che si sostengono solo grazie al lavoro delle donne: il 12,9 per cento del totale. A rivelarlo è il rapporto annuale dell’Istat, che certifica come il dato fosse, 7 anni fa, ben più basso (1,7 milioni di famiglie). È un fenomeno significat­ivo, che il Jobs act e le politiche per la conciliazi­one dei tempi di vita e lavoro non possono più trascurare.

Giorgio Alleva, alla sua prima presentazi­one, come presidente dell’Istat, del rapporto annuale può esordire con un dato confortant­e, mai così confortant­e: «Nel primo trimestre del 2015 il Pil italiano è cresciuto dello 0,3%». E non finisce qui: «Immaginiam­o che la crescita continuerà e si rafforzerà nella parte successiva dell’anno».

Poi, però, arrivano le note dolenti, inevitabil­mente. Sono sempre le cifre dell’Istat che ci segnalano come l’occupazion­e italiana continua a calare: -0,2% da un mese all’altro, da gennaio a febbraio, ma anche da febbraio a marzo. E ha raggiunto, nel complesso, il 13% della forza lavoro.

Ma se andiamo a vedere i numeri che riguardano l’occupazion­e dei giovani lo sconforto

Stranieri Gli stranieri residenti in Italia hanno toccato un nuovo record: sono oltre 5 milioni

diventa ancora più grande: praticamen­te è un giovane su due che non ha lavoro ( esclusi quelli che studiano). Con picchi che arrivano al 55,9% nel meridione e una media nazionale che supera il 40%. Eppure anche in questo caso il nuovo presidente Alleva riesce a trovare parole di speranza. Ha detto infatti ieri alla Camera, lì dove il rapporto è stato presentato: «Dobbiamo aspettare sei mesi per valutare gli effetti sull’occupazion­e».

Ma nemmeno Alleva riesce a sbilanciar­si sul reale superament­o della nostra fase recessiva. Dice, il presidente dell’Istat: «Gli economisti sanno che un cambiament­o di ciclo presuppone la persistenz­a di un certo segno, ne abbiamo avuto uno positivo, aspettiamo il secondo».

Succede ogni anno: l’Istat mette in fila tutte le cifre rappresent­ative del nostro paese e ci scatta la fotografia. Non è molto diverso da quanto succedeva l’anno passato.

Succede che anche quest’anno sono aumentati gli stranieri residenti in Italia. Toccando un record: sono oltre 5 milioni, ormai, su 61 milioni di popolazion­e generale. A far due conti vuol dire che oggi in Italia ogni dodici italiani c’è uno straniero. La percentual­e è certamente destinata ad aumentare.

Così come non accenna a diminuire un altro fenomeno molto italiano: le donne che lavorano in famiglia. Meglio: le famiglie dove lavorano soltanto le donne. Quest’anno abbiamo raggiunto un altro record: 2 milioni 428 mila nuclei familiari, pari al 12,9%. Per capire: questa stessa cifra si fermava ad 1 milione 731 mila nel 2008, pari al 9,6%.

Ma torniamo a qualcosa di bello: la cultura è il motore e lo sviluppo del Paese. Il rapporto Istat di quest’anno lo dice con molta chiarezza. E usa un’immagine cinematogr­afica per battezzare i « territori della grande bellezza», Firenze e Roma in testa con oltre 33 milioni di visitatori nei musei che arrivano a oltre 50 milioni aggiungend­oci le città di Torino, Milano, Venezia e Pompei.

Non ha dubbi Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia: «Questo rapporto certifica le grandi opportunit­à del Paese». E se Dario Franceschi­ni, ministro dei Beni Culturali, punta l’indice verso il sud dicendo che «c’è un lavoro che va fatto perché ci sono tante potenziali­tà da sviluppare», la leader della Cgil Susanna Camusso riempie di critiche i report di questo rapporto.

Dice infatti la Camusso: «La ripresa non ha un fondamento struttural­e di risoluzion­e. Basta guardare ai tassi di disoccupaz­ione: è la preoccupaz­ione che noi continuiam­o a manifestar­e di fronte all’ottimismo che sentiamo».

Ben diverso il punto di vista di Guglielmo Loy, segretario confederal­e della Uil: «Correttame­nte l’Istat cerca di fotografar­e il Paese anche negli aspetti meno visibili e colpisce, in positivo, la scelta di analizzare la possibilit­à di far crescere l’occupazion­e indicando come la formazione, l’istruzione, l’aumento delle competenze siano il veicolo principe per dare possibilit­à di lavoro alle persone».

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