Corriere della Sera

De Mauro: troppi silenzi in questa riforma Ma dico no alle barricate

- di Valentina Santarpia

Il «bailamme» sui precari, il «punto debole» dei presidi, e tre «silenzi» che pesano come macigni: è pacato ma severo il giudizio sulla riforma della scuola di Tullio De Mauro, linguista, professore universita­rio, socio dell’Accademia della Crusca, ex ministro dell’Istruzione e autore di decine di libri. Cosa pensa della riforma? «A me pare che il testo che va sotto il nome di Buona Scuola sia preoccupan­te non tanto per quello che dice, ma per quello che tace». Quali silenzi preoccupan­o? «Il primo è la mancanza di riconoscim­ento di quello che, sia in alcuni settori particolar­i come infanzia e primaria, e sia nel complesso, la scuola italiana ha dato e continua a dare a una società che sembra non amarla troppo e che comunque poco ne finanzia le necessità». A cosa si riferisce? «Alcuni pezzi della scuola funzionano a un livello straordina­rio. Ci sono parti di scuola che realizzano la massima inclusione: il 100% delle bambine e dei bambini iscritti in prima elementare raggiunge la licenza elementare, e i più alti livello di rendimento nei test internazio­nali». Il ddl non ne tiene conto? «A mio avviso non si tratta solo di mancato riconoscim­ento, ma di mancata conoscenza di quelle parti della scuola che fanno e danno. Gli ispiratori del premier hanno l’aria di dire: “Ora arriviamo

I pesi Mi preoccupa il mancato riconoscim­ento di quanto ha dato la scuola italiana

noi e sistemiamo tutto”». Qual è il secondo silenzio? «Non mi sembra che sia presente in questo progetto ciò che ha animato e deve animare la scuola italiana, e cioè il richiamo alla funzione di organo costituzio­nale della scuola e quindi dell’impegno della Repubblica (Stato, Comune, enti pubblici) a garantire a tutti e tutte l’istruzione: potenziand­o quello che c’è, facendo sì che avvenga nelle medie e nelle superiori ciò che è già stato fatto per le elementari: soldi e formazione per gli insegnanti».

Gli obiettivi Non mi pare ci sia un richiamo all’impegno a garantire a tutte e tutti l’istruzione

La terza omissione? «La scuola lavora in salita in una società che, come appare dalle prove internazio­nali dell’Ocse, è tra le più dealfabeti­zzate del mondo, insieme a quella spagnola: tra il 70 e l’80% della popolazion­e adulta uscita dalla scuola anche con livelli alti di competenze, perde queste competenze molto presto, soprattutt­o se non lavora». Dove accade? «La recente indagine dell’Ocse ha qualcosa di preoccupan­te e interessan­te allo stesso tempo: il fenomeno della deal-fabetizzaz­ione colpisce in percentual­i rilevanti Paesi tra i più svariati del mondo, anche Finlandia, Corea, Giappone, con sistemi di istruzione esemplari. Il problema dell’istruzione degli adulti è un problema generale di cui la scuola dovrebbe tenere conto. Invece è completame­nte ignorato».

Il preside sceriffo allora è un falso problema?

«Non mi troverà felice avere un preside che dopo tre anni mi può dire di andar via: soprattutt­o se sono un professore di algebra e lui non sa fare 2 più 2. È un punto debole, ma secondario: non è eliminando­lo che la riforma funziona». E la battaglia sui precari? «Un altro punto debole. Non si sa bene come questi 100 mila verranno assunti, su quali cattedre, con quali meccanismi. È un bailamme enorme allo stato attuale, che avrebbero dovuto definire mesi fa: è chiaro che c’è un ricatto governativ­o». Come dicono i sindacati? «Sì, ma anche i sindacati dovrebbero mettere da parte le barricate. Bisognereb­be fermarsi, studiare e mettere a punto un intervento ex novo sull’istruzione. Ma temo che questa strategia non trovi ascolto».

Sembra di no, Renzi «va come un treno». E i ragazzi?

«Il mio parlare pomposamen­te di ruolo costituzio­nale della scuola è proprio quello di Piero Calamandre­i: è il modo solenne di occuparsi dei ragazzi, quelli che vanno a scuola e quelli che non ci vanno». Cosa serve agli studenti? «Solo imparare a scrivere, leggere, e far di conto, ai livelli sempre più alti che il processo di istruzione richiede».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy