Il dirigente paga il conto per la partita truccata: «Manda via Postepay Noi sabato perdiamo»
L’ex arbitro De Santis e la «visita» al collega a metà partita
Ci sono pure le faccette usate nei messaggi telefonici per comunicare il proprio stato d’animo tra gli elementi raccolti dagli investigatori per provare gli accordi sottobanco per le partite truccate nel «nuovo romanzo criminale» del calcioscommesse. Per esempio quella utilizzata dallo slavo Uros Milosavljevic per comunicare un risultato a un complice russo non ancora identificato, che usa un’utenza del Kazakistan. Erano le 17,48 del 15 novembre scorso, l’incontro Santarcangelo-L’Aquila, valevole per il girone B della Lega Pro, era terminato da pochi secondi, e Uros inviò al suo amico questo sms : «1:0 :-)»; il risultato seguito dalla faccia sorridente, che - annota il pubblico ministero che ha ordinato l’arresto di Milosavljevic, sfuggito alla cattura perché «irreperibile» - «stava ad indicare lo stato di “felice”». Visita all’arbitro La soddisfazione dello slavo derivava dal fatto che, nonostante un dissidio che aveva fatto saltare l’accordo per finanziare l’imbroglio, «i complici stranieri avevano sfruttato l’informazione ormai acquisita (vittoria de L’Aquila) e, pur non avendo finanziato la combine, avevano scommesso sul risultato alterato».
Questa partita è entrata nell’indagine perché se ne parla in decine di intercettazioni , ma anche per un altro episodio: Una «visita degli spogliatoi» dell’ex arbitro Massimo De Santis, già imputato nel processo su Calciopoli, condannato a dieci mesi di pena (sospesa) dopo la rinuncia alla prescrizione del reato. Il fatto lo racconta lui stesso, non indagato, al suo amico Ercole Di Nicola, il direttore sportivo de L’Aquila arrestato con l’accusa di essere uno dei registi dei risultati taroccati. De Santis, assunto un anno fa come consulente proprio da Di Nicola, «nel bel mezzo della partita entrava negli spogliatoti e salutava l’arbitro con il quale si tratteneva per quasi mezz’ora all’interno della stanza destinata all’ufficiale di gara». Ne scaturì una protesta per la quale l’indomani De Santis si meravigliò al telefono Il sistema Sarebbero state acquistate le prestazioni di quattro giocatori del Santarcangelo perché falsassero il risultato della loro squadra Il prezzo da pagare Ercole Di Nicola - scrivono i magistrati - finanziò l’acquisto delle prestazioni dei calciatori, quantificato in 10 mila euro La confidenza all’amica «Sai perché non mi hanno squalificato? Quando devo, i poteri forti li faccio arrivare. Chiamo i massoni, i tuoi amici massoni» con Di Nicola: «Stamattina ho sentito Rosetti (altro ex arbitro di serie A, ora responsabile designatore nella Lega Pro, ndr), dice che il direttore sportivo della Santarcangiolese ha fatto “maretta”... Gli ho detto “scusa Robè, ma ci sta una normativa che vieta a un tesserato di andare dentro lo spogliatoio per salutarlo?”... Dice “no, ci sta il regolamento che dice recinto di gioco”... allora mi ha detto senti fai una cosa, vai in panchina così almeno nessuno rompe il c...».
Due giorni dopo la partita, Di Nicola chiamò l’amico Daniele Ciardi, toscano di Montevarchi detto «il Bomber», 41 anni, magazziniere del Santarcangelo; secondo gli investigatori è colui che recluta i calciatori della propria squadra per vendere le partite. Nella ricostruzione dell’accusa, il colloquio contiene l’annuncio del pagamento per gli imbrogli fatti e di nuove combines in preparazione.
Di Nicola: «Ti devo mandare quelle cose tue».
Ciardi: «Eh, quando me le mandi?».
Di Nicola: «Eh, tu hai un Iban, qualcosa?».
Ciardi: «Manda Postepay. Ti spiego, mi servono per...». Di Nicola: «Va bene». Poco dopo «il Bomber» aggiunge: «Ti volevo dire per sabato, come vogliamo fare? Noi andiamo là e perdiamo... Come mi devo muovere?». E di Nicola: «Mi devo muovere io con loro, in un certo modo, se siamo sicuri di fare cose...».
È come se non ci fosse sosta, il campionato procede da un turno all’altro e così le partite truccate, con relative scommesse. Nell’incontro del sabato successivo si giocò GrossetoSantarcangelo, e vinsero i to- già parlato adesso», spiega «il Bomber», e Di Nicola chiude: «Dopo gli diamo quello che facciamo».
L’altra notte, quando sono scattati i fermi, i poliziotti della Mobile di Catanzaro e del Servizio centrale operativo hanno trovato i due interlocutori al Casinò di Venezia, con 15.000 euro in tasca. E forse lì il dirigente de L’Aquila ha pensato di non essere più protetto, quasi intoccabile, come invece fece capire a un’amica quando si vantò delle mancate sanzioni dopo le dichiarazioni di fuoco contro una terna arbitrale che - a suo dire - gli aveva fatto perdere una partita. Normalmente avrebbe dovuto ricevere una squalifica, ma non subì nemmeno un’ammenda. Al telefono con la donna commentò: «Lo sai che quando mi arrabbio mi faccio sentire, e pure pesantemente». Lei replicò: «Vorrei vedere perché non ti hanno fatto niente», e Di Nicola rispose: «Ma tu lo sai che quando devo fare i poteri forti li faccio arrivare, no? I famosi massoni... gli amici tuoi massoni».