Avanti con l’offerta Inwit, sul mercato il 40%
MILANO Sono le torri per i segnali di comunicazione, quelle Infrastrutture Wireless Italiane (da qui l’acronimo Inwit) che Telecom Italia ha scorporato a marzo mettendo in una società separata le attività di realizzazione e gestione di infrastrutture passive dei siti: torri, tralicci, pali e impianti tecnologici necessari a ospitare i ripetitori di Telecom Italia e degli altri clienti. Inwit sbarca a Piazza Affari. L’ufficialità è arrivata ieri: «Telecom Italia comunica - si legge in una nota - l’intenzione di promuovere un’offerta pubblica iniziale avente ad oggetto una quota fino al 40% delle azioni ordinarie di Infrastrutture Wireless Italiane S.p.A., società interamente controllata attiva nel settore delle infrastrutture per le comunicazioni elettroniche (“INWIT”)». Sono circa 11.500 i siti Inwit, distribuiti in tutta l’Italia come risultato di oltre 40 anni di attività di sviluppo delle reti radiomobili da parte del Gruppo Telecom Italia. L’annuncio della quotazione è arrivato a poche ore dall’assemblea dei soci Telecom che ha approvato il bilancio 2014. L’Ipo di Inwit è uno dei dossier «caldi» sul tavolo dei vertici del gruppo. L’altro, come noto, è quello sulla rete di nuova generazione. Telecom ha aperto alla collaborazione con l’Enel per portare la fibra nelle case e proprio all’assemblea ha annunciato anche un aumento degli investimenti, da 500 a 700 milioni, per cablare 40 città nelle quali si è già impegnata a portare la fibra ottica. Un fatto giudicato «positivo» dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, ospite ieri al convegno «Telco per l’Italia». Al quale era presente anche il presidente della Cdp, Franco Bassanini, il quale dopo aver giudicato «una buona notizia» l’aumento degli investimenti di Telecom nella fibra, ha respinto le ipotesi di un intervento diretto dello Stato nel capitale del gruppo telefonico: «Una cosa - ha spiegato - è in un processo di privatizzazione fermarsi al 30%, altra cosa è che dopo essere scesi allo 0% si risalga: è completamente diverso. Al di là degli ostacoli politici oggi l’Unione europea e i mercati finanziari ci chiedono di accelerare le privatizzazioni e, se facessimo l’opposto, verremmo puniti dai mercati finanziari e avremmo un problema serio in Europa».