La scatola nera (in auto) per la tassa sulle strade
Traffico, maltempo, materiali più cari: in America riparare le strade costa sempre di più, mentre gli introiti della tassa sulla benzina con la quale si finanziano questi lavori non crescono. Anzi, a volte calano grazie alla crescente diffusione di veicoli a basso consumo. Ora l’Oregon tenta di aprire una nuova strada: dal primo luglio cinquemila automobilisti volontari che hanno accettato di installare nei loro veicoli uno strumento capace di registrare tutti gli spostamenti e di misurare quante miglia vengono percorse, saranno tassati sulla base di questi parametri e non più sul carburante acquistato. Pagheranno comunque la tassa alla pompa, ma poi riceveranno un accredito, o un addebito, a seconda del modo in cui avranno usato la loro auto.
Solo un esperimento, per ora, ma seguito con molta attenzione da altri Stati che si stanno muovendo nella stessa direzione: California, Indiana e Washington. Gli scettici sollevano varie obiezioni: il sistema è complesso e si presta a frodi, visto che lo strumento di bordo può essere manomesso. E la Lega dei diritti civili denuncia il meccanismo che registra tutti i tuoi percorsi come l’ennesima, inammissibile, violazione della privacy. Ma nell’era digitale anche l’auto sta diventando sempre più interconnessa: inevitabile che finisca per trasformarsi in un altro terminale del nuovo universo di Big Data. Quanto alla privacy, in Oregon stanno cercando di correggere il sistema in modo da tassare in base al tipo di percorsi fatti (l’autostrada costa più di una stradina provinciale o di un percorso sterrato) ma senza registrare i dati delle singole strade attraversate, legandole ai titolari dei veicoli.
Ma c’è anche un altro problema: tassando nello stesso modo veicoli a benzina, diesel, ibridi ed elettrici, si cancella l’incentivo al risparmio energetico. I veicoli, replicano le autorità dell’Oregon, rovinano nello stesso modo le strade anche se sono a propulsione elettrica: è giusto che paghino tutti. Beata trasparenza di un Paese dove la tassa (molto contenuta) è destinata a uno scopo chiaro: nel 2009 è stata alzata da 24 a 30 centesimi di dollaro al gallone (pari a circa 7 centesimi di euro al litro) e serve solo per coprire le spese del Fondo autostradale federale e delle riparazioni della rete dello Stato. Ma, come detto, quel gettito non basta più. Altra musica da noi dove il prelievo fiscale sui carburanti è imponente e risponde alle più diverse motivazioni politiche, dall’incentivo al risparmio energetico ai fini meno nobili.