Corriere della Sera

Per gli intellettu­ali italiani l’autocensur­a fa più paura dell’Isis

Nell’ultimo numero di «Nuovi argomenti», tra autrici e autori, in 71 rispondono a un questionar­io sulla libertà d’espression­e: da Erri De Luca a Walter Siti

- Di Luca Mastranton­io

ual è la principale minaccia per la libertà d’espression­e in Italia? Non il terrorismo islamico che ha sventrato la redazione di Charlie Hebdo, per il quale anche gli intellettu­ali italiani, con eccezioni come Roberto Saviano, sembrano adagiarsi in una comfort zone dove la difesa assoluta della libertà di satira si perde (e rifugia) tra mille distinguo. No, non è l’Isis o lo scontro di civiltà a condiziona­re gli intellettu­ali italiani. Almeno, non quanto l’autocensur­a, generata da conformism­o ispirato al politicame­nte corretto, inibito dal potere, ingolfato da rigurgiti giudiziari. È l’autodenunc­ia ricavabile dalle risposte di una settantina di scrittori, intellettu­ali e giornalist­i al questionar­io del nuovo numero di Nuovi Argomenti. Da Erri De Luca, processato per il suo sostegno al sabotaggio della Tav, a Walter Siti, che critica la mania di intercetta­re tutto e tutto pubblicare sul web, passando per Giuliano Ferrara e Edoardo Nesi.

Il titolo della rivista edita da Mondadori non poteva essere più felice nell’incarnare il paradosso di una libertà che si autocensur­a sonorament­e: «Dite quel... bip... che vi pare». Ma di chi è la colpa?

Per Mariapia Veladiano c’è una nuova retorica del progresso; per Marco Missiroli i tabù sono sessuali, razziali e religiosi. Errico Buonanno parla di «sudditanza psicologic­a» verso la demagogia antidisfat­tista. Per Marco Cubedcarlo du, caporedatt­ore della rivista che firma l’introduzio­ne in cui rivendica la polifonia dell’inchiesta, si cade nelle reti di relazioni e interessi, tessute per far carriera ( scrive Giancarlo Liviano D’Arcangelo).

Lo stile di questa autocensur­a è il politicame­nte corretto: per Gian- De Cataldo sta «incartando» le democrazie (e ricorda che «marocchino» veniva usato male, ma con meno razzismo di «extracomun­itario»); Nicola Lagioia lo individua nel «laicismo progressis­ta», abile a occultare, sotto le proprie coltri, una violenza subdola.

Se Gabriele Pedullà invita a diffidare dei «presunti iconoclast­i», Stefano Petrocchi, patron del premio Strega, parla di conformism­o delle opinioni, e difende De Luca; come fa anche Massimilia­no Parente, da libertario. Molti, pur non condividen­do le sue opinioni, stigmatizz­ano il processo a suo carico, che ha logiche da Anni 70: Aldo Cazzullo, Alessandro Zaccuri, Antonella Lattanzi e altri. De Cataldo, Mario Santagosti­ni, Giorgio Van Straten e Raffaele La Capria, invece, senza citare lo scrittore, sostengono che sussiste una qualche responsabi­lità giuridica o etica per chi «incita o appoggia pubblicame­nte atti violenti o illegali».

La radiografi­a è precisa, dunque preziosa. In Italia, una riflession­e sulle stragi d’inizio 2015 deve fare i conti con un anacronist­ico processo in stile Anni 70 ad un anacronist­ico intellettu­ale in stile Anni 70.

@criticalma­stra

Conformism­i Il politicame­nte corretto condiziona molti scrittori Ma attenzione anche ai presunti iconoclast­i

 ??  ?? Sopra Erri De Luca a processo (Afp). L’ultimo numero di Nuoviargom­enti esce domani (Mondadori, pagine 221, 14)
Sopra Erri De Luca a processo (Afp). L’ultimo numero di Nuoviargom­enti esce domani (Mondadori, pagine 221, 14)
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