Il ministro greco dell’Economia «Subito sblocco della liquidità poi ampio accordo sul debito»
Ministro Stathakis, l’accordo c’è oppure no? «C’è». Che tempi prevede? «Pochi giorni». E dopo? «Eurogruppo per approvare lo stanziamento dei fondi».
Da usare subito per rimborsare in parte i prestiti. Il secondo programma di salvataggio scade a giugno, ce ne sarà un terzo?
«Dipende dal mix di sostenibilità del debito e proiezioni di crescita per i prossimi tre-quattro anni, il quadro non è ancora chiaro. L’accordo al quale puntiamo però esclude la necessità di un nuovo piano di salvataggio».
E di un ricorso al Fondo monetario internazionale...
«La missione del Fondo monetario in Grecia scade a marzo 2016. Non c’è motivo di prevedere un allungamento».
Il rimborso della rata del 5 giugno non è a rischio, nessun accorpamento delle rate?
«Non dovrebbe essercene bisogno. Nessun pericolo».
Tsipras chiede un maggior impegno dei leader, in queste ore è in contatto con Angela Merkel e François Hollande.
«La politica non può più restare a bordo campo».
Giorgos Stathakis ha l’aria stanca ma rilassata. Il ministro greco dell’Economia delinea al Corriere una possibile intesa in due tempi: subito «soluzione tecnica» per sbloccare l’emergenza liquidità (Atene deve rimborsare entro il 5 giugno 312 milioni di euro all’Fmi), poi accordo più ampio sul debito. Nella guerra di nervi a colpi di annunci e smentite tra governo e creditori, Stathakis è in prima linea con il premier Alexis Tsipras e il collega delle Finanze Yanis Varoufakis (che ieri ha rilanciato l’ipotesi di rimborsare la Bce facendosi finanziare dal Meccanismo europeo di stabilità con un prestito a basso interesse su trent’anni). È nato a Creta, l’isola del Minotauro. Vede fili in questo labirinto?
«Il nostro filo è una politica più orientata alla crescita. Vogliamo evitare altre riduzioni di stipendi e pensioni, rilanciare la competitività e insieme assicurare la stabilità fiscale». In che modo? «Portiamo proposte realistiche, razionali. I temi chiave sono riforma dell’Iva e abbassamento degli obiettivi di avanzo primario, per il 2015 chiediamo l’1%, da portare gradualmente al 3% entro il 2018. Revisione delle regole del mercato del lavoro, energia e privatizzazioni, misure sul debito privato».
Che riguardano anche i mutui in rosso?
«Ci stiamo lavorando, mantenendo come obiettivo la stabilità del sistema bancario».
Contate su un alleggerimento del debito, come?
«Il prestito Fmi ammonta in totale a 17 miliardi, con gli interessi dobbiamo restituirne 20. Rispetteremo tutti gli impegni che abbiamo ereditato. Dopodiché, ci sono altre aree d’intervento come i rimborsi dei titoli Bce, per i quali si possono allungare le scadenze o rivedere i tassi. Non è esclusa la possibilità di pagare dopo il 2022». Una ristrutturazione. «Sì, intesa sulla sostenibilità del debito entro fine giugno».
In Europa siete stati accusati di tattiche dilatorie e dilettantismo.
«All’inizio abbiamo avuto difficoltà, ora superate. Non vogliamo che passi l’idea di una contrapposizione tra Syriza e i governi europei».
Come pensate di far ripartire l’economia?
«Navigazione, turismo, competenze. Dobbiamo rafforzare agricoltura e artigianato, investire sull’innovazione». I principali ostacoli? «Commistione tra Stato e interessi privati, macchina pubblica inefficiente, sistema fiscale oppressivo».
La definiscono un marxista. I creditori chiedono una radicale revisione del sistema di sicurezza sociale. Il liberismo va ripensato?
«Non amo le definizioni, ma lo sviluppo può andare di pari passo con la giustizia sociale. In Grecia vogliamo provarci».