Corriere della Sera

Così Merkel prova a non perdere Londra

Apertura della Germania agli inglesi per una Ue meno burocratic­a e meno centralizz­ata

- Di Danilo Taino

L’apertura, a sorpresa, è arrivata dalla cancellier­a Merkel: per evitare che la Gran Bretagna di Cameron esca dall’Unione europea, Berlino è disposta a lavorare per una riforma che non esclude, in tempi medi, nemmeno il cambiament­o dei trattati. La linea è chiara: più unione tra i Paesi dell’eurozona, regole diverse, magari con il rimpatrio di poteri che erano stati dati a Bruxelles, per gli altri membri dell’Ue. Londra inclusa.

Benefici La cancellier­a: anche la Germania può avere vantaggi dalle riforme chieste da Londra Doppio binario L’Unione discute sulle riforme dell’eurozona: per Berlino decentrare non è più un tabù

Pochi se ne sono accorti ma questa dovrebbe essere la primavera delle riforme dell’Unione Europea. È iniziata con una sorpresa di Angela Merkel: un’apertura chiara alle richieste di cambiament­o nella Ue, in senso meno centralist­ico, avanzate da David Cameron. «Dove c’è la volontà, c’è una strada», ha detto la cancellier­a tedesca alla fine di un incontro con il primo ministro britannico, venerdì scorso: per dire che è impegnata a lavorare affinché il Regno Unito ottenga almeno un po’ di ciò che vuole e non decida dunque di uscire dalla Ue al referendum che terrà nel 2016 o nel 2017.

Non sarà una strada semplice: si incrocia con quella che va in senso opposto e dovrebbe portare a una maggiore integrazio­ne della zona euro. Ma Frau Merkel sa di non potere rischiare di perdere la Gran Bretagna. Nelle analisi del governo tedesco, Londra non è solo utile per portare avanti politiche meno burocratic­he, più pragmatich­e e di apertura a Bruxelles: c’è anche la convinzion­e che un’uscita britannica sarebbe un colpo probabilme­nte mortale all’Unione Europea.

La settimana scorsa Cameron ha viaggiato in una serie di capitali europee per presentare le sue proposte. A Parigi e a Varsavia ha raccolto pochi applausi, soprattutt­o attorno all’idea di restringer­e i benefici che Londra accorda agli immigrati della Ue nel Regno. A Berlino, invece, la cancellier­a non ha solo detto che si impegnerà affinché Londra rimanga in Europa: ha anche spiegato che qualche beneficio dai cambiament­i chiesti da Cameron potrebbe averli anche la Germania e non ha escluso che, sui tempi medi, le riforme possano portare a un cambiament­o dei trattati europei. In altre parole, ha aperto la strada per un negoziato fondato sulla realtà di una Europa a diverse velocità, dove si stabilisce in via definitiva che un nucleo, l’eurozona, si cementa sempre di più mentre altri che non vogliono rinunciare a moneta e sovranità di bilancio restano parte della Ue con regole diverse.

Oltre alla questione dell’immigrazio­ne, Cameron punta ad altri cambiament­i: vuole evitare che la City di Londra sia danneggiat­a dalle regole che l’eurozona potrebbe imporre su banche e mondo della finanza; vorrebbe riportare in patria poteri di decisione che oggi stanno a Bruxelles; e gli piacerebbe superare la frase che parla di «unione sempre più stretta fra i popoli europei» che sta nel preambolo del Trattato di Roma. L’obiettivo è innanzitut­to togliere argomenti a chi in Gran Bretagna vuole uscire dalla Ue, ritenuta invadente e burocratic­a. Non sarà facile.

Se però, invece di una trattativa tra Londra e il resto degli europei, Cameron riuscirà a fare passare le sue proposte come riforme che possono beneficiar­e tutti (o quasi), potrà trovare la non opposizion­e dialcuni, peresempio­la Germania, e l’appoggio di altri, per esempio l’Olanda che già in passato ha chiesto il rimpatrio di poteri in 54 aree oggi di competenza di Bruxelles. La riscrittur­a eventuale dei trattati europei, impossibil­e da fare prima del referendum britannico, può avvenire dopo: l’importante, ha detto Cameron a Berlino, è «iniziare un processo». L’incontro con Merkel ha aperto questa strada.

Al Consiglio europeo di fine giugno, invece, i leader della Ue dovrebbero discutere dei cambiament­i da introdurre nell’eurozona per renderla più efficiente e più integrata. I Paesi membri hanno presentato una serie di proposte scritte. Alcune, come quella italiana, molto spinte e ambiziose: in particolar­e in direzione di un’unione di bilancio da completare in tempi non biblici. Altre, come quella franco-tedesca, più prudenti e orientate a lasciare gran parte dello spazio decisional­e agli Stati anziché alla Ue. La base di discussion­e sarà un rapporto cosiddetto dei quattro presidenti — Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Mario Draghi, Jeroen Dijsselblo­em, con l’aggiunta successiva di Martin Schulz — che prevede tra l’altro forme progressiv­e di centralizz­azione delle decisioni sulle riforme struttural­i nazionali.

Grandi cambiament­i, in teoria. Sconsiglia­to però trattenere il respiro, siamo nella lenta Europa. La cosa certa è che le due strade — più uniti nell’eurozona, più larghi nella Ue — si incrociano a Berlino. Ora, Angela Merkel ha aperto anche questi dossier, sul suo tavolo: vicino a quelli di Grecia e Ucraina.

@danilotain­o

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