«Siamo risorti» La lunga marcia dei 5 Stelle
Sempre più sullo sfondo Grillo e Casaleggio Finite le fatwe il direttorio ha conquistato autonomia
Salvatore (M5S) Noi siamo pronti a trovare intese sui temi concreti È stato dissennato far votare durante un ponte Il leader Grillo: «Di Maalox ho sempre una buona scorta, ma stavolta sono ottimista» I punti di forza Le aspettative maggiori del Movimento si concentrano su Liguria e Campania
Diventare stabilmente il secondo partito. Consolidarsi sul territorio nazionale e ottenere successi in Campania e in Liguria. Il Movimento 5 Stelle arriva a questa tornata elettorali con grandi ambizioni. E comunque vada, riuscirà a portare a casa un pacchetto di consiglieri, entrando in massa anche nelle Regioni che, per inciso, Beppe Grillo vorrebbe abolire. Quel Grillo che ieri ha fatto la consueta battuta, con riferimento alla delusione seguita ai buoni sondaggi, alle ultime Europee: «Di Maalox ho sempre una buona scorta». Ma potrebbe non usarne troppo, soprattutto in Liguria, dove le speranze di vedere un buon risultato della giovane Alice Salvatore crescevano di ora in ora. Tanto da far dichiarare a Grillo: «Sono ottimista, oggi è una bella giornata e la nostra Alice può vincere». Difficile, ma la Salvatore non nasconde la sua, cauta, soddisfazione per i primi exit poll serali.
Oggi i sette candidati presidente del Movimento sono attesi a Roma per un incontro con i parlamentari. Potrebbe arrivare anche Grillo. Il fondatore dei 5 Stelle, insieme al suo sodale di sempre, Gianroberto Casaleggio, è sempre più sullo sfondo. Il parricidio non c’è stato: nello scontro frontale con i ribelli per ora hanno vinto i fondatori, grazie alle espulsioni di massa e al repulisti dei dissidenti. Ma nel frattempo, il M5S ha cambiato pelle e il direttorio, istituito dai due per provare a controllare i parlamentari, ha preso potere e sicurezza.
Fa una certa impressione, ora, vedere i volti di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico comparire sempre più spesso in televisione e discutere più o meno amabilmente con anchorman e conduttori. Fino a qualche mese sarebbero stati oggetto di fatwe e ritorsioni. Ma è finito il tempo dei bandi, la tv non è più Satana, i talk show non sono più strumenti a disposizione del nemico per manipolare il «verbo» dei 5 Stelle. Anzi, questa campagna elettorale segna un ribaltamento del paradigma: meno piazze e più telecamere. Le comparsate di Grillo si sono fatte più rade e laddove si è fatto vedere, come in Liguria, non ha fatto il pienone di una volta. Ma questo non ha portato a un ridimensionamento del M5S. Anzi. Un segnale positivo per i 5 Stelle, che si consolidano sul territorio e fanno crescere una classe dirigente autonoma. Segnali che fanno dimenticare mesi di espulsioni ingiustificate e di opacità nell’uso dello strumento principe di democrazia del Movimento, ovvero la Rete.
La vera sfida di questa tornata, per i 5 Stelle, si tiene in Campania e soprattutto in Liguria. Due regioni dove si aspettano i risultati migliori. In Liguria perché si gioca in casa: nella patria di Grillo il M5S è stato sempre forte e le difficoltà del Pd, con un candidato criticato come Raffaella Paita, potrebbero dare una mano. La candidata è Alice Salvatore, volto giovane che potrebbe piacere agli elettori e che insieme al fondatore ha servito trofie al pesto (idea marketing per raccogliere fondi e consensi), condite con idee chiare e tanta buona volontà.
Buone aspettative anche in Campania, dove il tentativo è quello di approfittare delle polemiche sul candidato «impresentabile» del Pd, Vincenzo De Luca. Non a caso i deputati napoletani, a cominciare da Luigi Di Maio, hanno battuto sul tasto delle illegalità e del «far west» elettorale partenopeo.