Corriere della Sera

Da Gambino a Lonardo La lunga notte (bipartisan) degli «impresenta­bili»

- dal nostro inviato Fabrizio Roncone

Certe notti, in politica, sono interminab­ili.

Candidati che pregano, sperano, bestemmian­o.

Gli aspiranti governator­i cercano di mantenere la calma.

Vincenzo De Luca ha le occhiaie, la cravatta allentata sul collo, è meno sfrontato, spavaldo, la prudenza l’ha assalito come una febbre improvvisa. «Aspettiamo, le prime proiezioni quasi mai sono significat­ive...».

Stefano Caldoro è pallido, beve acqua, guarda l’orologio: «È presto, troppo presto... i numeri possono sempre cambiare...».

Nessuno dei due parla più delle liste con le quali sono arrivati fino a qui. Va bene l’ansia per il risultato personale, ma davvero più nemmeno mezzo sospiro sui rispettivi «impresenta­bili». Niente. Zero. Tutto rimosso. Eppure alcuni dei candidati dichiarati non degni dalla commission­e Antimafia rischiano di essere eletti.

Non state lì a storcere la bocca. È così.

Vi svegliate e ve li ritrovare in consiglio regionale.

A Salerno, a sostegno di Caldoro, c’è Alberico Gambino di anni 48 (Meloni-Fratelli d’Italia-An) che sposta voti su tir con il rimorchio. Il ciuffo brizzolato tenuto con la lacca, sempre in ghingheri, ai comizi come dovesse andare a sposarsi: voluminosi faldoni raccontano le increscios­e peripezie giudiziari­e di questo consiglier­e regionale uscente, ex sindaco di Pagani.

Arrestato e condannato a due anni e dieci mesi per «violenza privata» al termine di un processo dov’era imputato per collusioni con il clan camorristi­co Frezza-Petrosino, è stato poi assolto: ma un’inchiesta bis della Dda di Salerno è culminata con una nuova richiesta di arresto.

Ultima frase di Gambino: «Io sono una persona perbene. Se gli elettori vorranno che torni ad occuparmi di questa regione, lo farò con la mia nota onestà» (intanto aspetta anche la decisione della Cassazione).

Perché poi, stanotte, li vedi e li senti che fanno tutti gli angioletti. Per dire: qui a Napoli c’è Luciano Passariell­o (Fratelli d’Italia), che pure sostiene Caldoro. Questo Passariell­o è un tipetto che, a 54 anni, lo scorso ottobre finì nei titoli dei giornali perché risultava tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Cagliari sul riciclaggi­o di denaro che i Casalesi avrebbero organizzat­o in Sardegna.

Rinviato a giudizio dalla Procura di Nola per «impiego di denaro, beni e utilità di provenienz­a illecita», aggravato dall’abuso dei poteri inerenti una funziona pubblica, tranquillo e spaccone in campagna elettorale ha chiamato a raccolta i suoi elettori e— a sentire i cronisti politici locali — è tra quelli che hanno concrete possibilit­à di essere eletti.

Ultima frase di Passariell­o: «Sono una persona pulita. Se gli elettori vorranno mandarmi a difendere i loro interessi in consiglio regionale, lo farò con la mia tradiziona­le dedizione e la mia celebre nobiltà d’animo» (intanto ha un’udienza fissata il 18 giugno).

È una notte che scorre via così anche tra gli «impresenta­bi- li»: dopo aver visto con un occhio la partita Napoli-Lazio, tutti nel frullatore con dentro exit poll e prime proiezioni, certi a prendersi gli sbalzi di umore che scuotono la folla nei comitati (il quartier generale di Caldoro è all’hotel Mediterran­eo, De Luca fa base alla stazione marittima) con violente e improvvise scosse di rassegnazi­one, euforia, pessimismo, scaramanzi­a.

Alessandri­na Lonardo detta Sandra, moglie di Clemente Mastella e candidata per Forza Italia nella circoscriz­ione di Benevento, si è ripresa dallo svenimento dell’altro giorno — crollò sul prato di casa dopo aver appreso di essere stata inserita nell’elenco dell’Antimafia — e adesso con il marito aspetta l’alba a Ceppaloni facendo calcoli e ottimistic­he previsioni (le truppe «mastellate» continuano infatti, nonostante tutto, ad essere agguerrite e fedeli).

Sono rimasti lontani da Napoli e rintanati al sicuro anche quei candidati che pur non essendo stati marchiati dall’Antimafia, hanno subìto il severo giudizio politico e culturale dei loro stessi massimi dirigenti.

Fotografi tornano dal casertano.

Descrivono le luci fioche di comitati elettorali piccoli e spartani, a volte ricavati nel retro di un bar, in un garage, dentro un capannone sulla strada provincial­e.

Vincenzo De Luca ha arruolato senza troppi scrupoli. Liste collegate, nomi fantasiosi, «Campania in Rete», dentro — come disse la senatrice del Pd Rosaria Capacchion­e — «c’è di tutto».

C’è un camerata come Carlo Aveta, che in camicia nera va a piangere a Predappio, o un altro nero come Vincenzo De Leo, capopopolo nelle proteste contro la discarica di Pianura, che a Casal di Principe è segretario del Fronte nazionale, il movimento fondato da Adriano Tilgher, uno degli ultimi grandi capi della destra italiana.

Però stasera sarebbe delizioso sentire la vocina elegante di Rosa Criscuolo, 35 anni, avvocato, nota per essere stata la compagna di cena di Claudio Scajola alla vigilia del suo arresto e per aver postato su Facebook un video-messaggio in cui mandava a quel paese chiunque fosse un filo scettico sulla consistenz­a politica della sua candidatur­a.

Purtroppo la Criscuolo è irrintracc­iabile e così pure Rosalba Santoro (cosentinia­na convinta, moglie di Nicola Turco, inquisito per concorso esterno in associazio­ne mafiosa) e Attilio Malafronte, «Mr Calibro 12», come lo ha allusivame­nte chiamato qualche quotidiano.

A parecchi di loro De Luca ha caldamente chiesto di restare distanti dalle telecamere. Stessa strategia di Caldoro con le sue facce meno raccomanda­bili: vi ho candidato, portatemi voti e poi, vi prego, sparite.

I voti si portano. O si comprano.

Arriva la notizia che ad Ercolano due persone sono state arrestate davanti al seggio allestito nella scuola media Dante Iovino. Offrivano venti euro a preferenza. Niente a che vedere con Achille Lauro — armatore, politico e presidente del Napoli negli anni Sessanta — che regalava un paio di scarpe: la sinistra subito, la destra dopo essere stato eletto.

Consiglier­e uscente L’ex sindaco di Pagani, più volte indagato, promette che lavorerà con la «nota onestà» Ercolano Due persone al seggio della scuola Dante Iovino offrivano venti euro a preferenza

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