Le difficili prove di futuro per il Nuovo centrodestra Tra il logorio del governo e l’incognita leghista
Il Nuovo centrodestra di Alfano apre il parapioggia e cerca di ripararsi dalla tempesta. Tripla tempesta: l’abbandono delle urne in massa, più la prepotenza di Grillo e di Salvini. Lasceranno i due movimenti in ascesa spazio al centrodestra del futuro? La difficile missione è quella che sintetizza Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare (Ncd più Udc): «Il nostro problema ora è ricostruire il centrodestra restando alleati del centrosinistra al governo». Impresa che non potrà durare fino alla fine della legislatura, 2018: Ncd, se tutto il quadro resisterà altri tre anni, dovrà staccarsi prima per condurre una campagna elettorale alternativa al partito di Matteo Renzi.
Con le sue limitate dimensioni il partito di Alfano, che si è staccato da Berlusconi nel novembre 2013 restando nella maggioranza del governo Letta e poi del governo Renzi, ha cercato con queste elezioni regionali di sperimentare il futuro, appunto. In nessuna delle Regioni al voto — sette su sette — Ncd ha sostenuto lo stesso candidato del Pd. Quattro dei candidati presidente hanno fatto coincidere le loro liste con Ncd: Schittulli in Puglia, Spacca nelle Marche, Ricci in Umbria, Lamioni in Toscana. In Liguria e in Umbria il centrodestra era al completo (Lega compresa) alle spalle dei candidati Toti e Ricci, in Campania tutto il centrodestra con Caldoro (senza Lega), nelle Marche Area popolare è assieme a Forza Italia, in Toscana ognuno per sé, mentre in Veneto Ncd si è presentato con Tosi, ex leghista contro Zaia, appoggiato da Lega e Forza Italia. In Puglia Ncd è con Fitto contro Lega e Forza Italia.
Una serie di «laboratori politici» di diverso segno. In Umbria le chance più forti, perché Ricci, già sindaco tecnocrate di Assisi, già bocciato da Berlusconi per il suo aspetto fisico, era ritenuto un candidato in grado di scalfire il predominio della governatrice uscente del Pd, Catiuscia Marini. In Puglia c’è l’esperimento dell’alleanza con Fitto, separato da Berlusconi, mentre in Veneto c’è il rapporto con l’ex leghista sindaco di Verona, Flavio Tosi. Se Schittulli, candidato di Fitto e di Ncd, superasse i consensi di Poli Bortone, candidato di Lega e Forza Italia e se Tosi raggiungesse una percentuale in doppia cifra, entrambi diventerebbero possibili pilastri del centrodestra di domani. Con l’incognita Berlusconi: se i suoi risultati fossero migliori di quelli dei transfughi, continuerebbe ad essere Forza Italia a dare le carte per il futuro.
Dentro tutto questo ci sono le percentuali dei singoli partiti. Per il Nuovo centrodestra il limite da superare è quello delle Europee dello scorso anno, 4 virgola 38 per cento (assieme all’Udc di Casini). Stavolta l’Udc in Campania ha scelto di andare con il centrosinistra di De Luca, ma proprio dalla Campania, e dalla Puglia e dalle Marche, Ncd si attende i risultati migliori (sopra il dato delle Europee), mentre da Liguria, Veneto e Toscana si aspettano i peggiori (vicino o sotto al dato delle Europee).
Il punto chiave del dopo elezioni regionali è chiaramente la Lega. Può esistere un centrodestra competitivo con il Pd di Renzi senza la partecipazione di Salvini? Ma può Salvini essere parte di una nuova alleanza di centrodestra? «Se non si modera, sicuramente no», è la risposta dei dirigenti del Nuovo centrodestra.
Il partito di Alfano deve fare i conti con una tripla tempesta: l’abbandono delle urne, il peso di Grillo e di Salvini