Salvini contro tutti «Siamo lo spauracchio delle mummie»
L’attesa degli exit poll con la figlia, poi a Radio Padania L’idea di fare dei risultati l’inizio delle primarie a destra
«Direi che il risultato di Toti, se confermato, è qualcosa di miracoloso». Un minuto dopo le 23, Matteo Salvini un po’ se la ride sotto i baffi. Sono solo gli exit poll, e il capo leghista non vuole aggiungere molto di più. Certo, se il grande nemico è Matteo Renzi, il fatto che la candidata del premier Raffaella Paita sia soltanto terza non può che metterlo di buonumore; «Bene davvero…». Poi, una riga sull’inevitabile Facebook: «In ogni caso, comunque andrà, vi dico grazie di cuore».
Il segretario federale della Lega segue lo spoglio in tivù, da casa, e si manifesta soltanto là dove è cresciuto: ai microfoni di Radio Padania. La Liguria è uno dei risultati più incerti, e dunque il poll arriva subito. Ma la verità è che in Riviera, per l’uomo dalle mille e una felpa, è difficile perdere: ha ritirato il suo candidato Edoardo Rixi a favore dell’azzurro Giovanni Toti. Come dire: se quest’ultimo vince, come sembra, si festeggia; se perde, per i leghisti è un gioco da ragazzi addebitare tutta la sconfitta a Silvio Berlusconi. Inoltre, una sconfitta del consigliere politico di Forza Italia sarebbe un argomento forte nella discussione sulla leadership del centrodestra. In Campania, i leghisti non si sono presentati. Neppure con i colori di «Noi con Salvini». Una desistenza per non sottrarre voti a Stefano Caldoro. Anche qui, insomma, facile defilarsi. Anche in caso di sconfitta.
Ma in ogni caso per Salvini la sfida era massima, e contro tutti. Appunto, anche contro gli alleati, dove c’erano: le Regionali come «primarie» per la futura guida del centrodestra sono state la risposta di Salvini alla pretesa di Forza Italia su una leadership non più così sostanziata dal consenso. Argomento che sempre scatena i leghisti più fumanti. Ma la sfida era anche contro i giornali e quanti predicavano la necessità di una Lega più «centrista». Anche se una presa di distanza dagli alleati a destra da qui a breve non è da escludere. Certo: c’è il rischio che le elezioni portino contraccolpi sulla Regione Lombardia guidata da Maroni. Ma nel disegno di Salvini le «regioni roccaforte» come pezzi di Padania, sono parte di un disegno assai meno attuale. Ora conta quello nazionale.
Per Salvini, la lunga attesa inizia sabato sera, quando arriva con Mirta, la figlia minore, in Valtellina. Non è la prima volta che il capo leghista sceglie La Fiorida, uno spettacolare agriturismo a Mantello per ritirarsi dal mondo. Il telefono senza suoneria, un bagno in piscina, la cena. Poi, un po’ di tivù con i cartoni di Peppa Pig.
Al mattino, piove a secchi. E forse una buona immagine di Salvini è quella che lo vede in bermuda e maglietta sotto l’acqua che picchia. La giornata è una domenica italiana fuori porta: papà Matteo porta la bimba a veder le mucche in stalla, i maialini, raccoglie per lei le ciliegie dall’albero, soffia bolle di sapone. Lo scenario idillico lo spinge, lui milanese, a fare progetti di prospettiva: «Quando mi ritirerò, andrò a vivere a Pinzolo», in Trentino, tra l’Adamello e il Brenta.
Che per lui si stia giocando la partita della vita, guardandolo nessuno potrebbe immaginarlo. Sembra più preoccupato della partita di calcio che sta giocando altrove il figlio maggiore, Federico. A rovinare la domenica di Salvini non riesce la pioggia, e nemmeno qualcosa di assai più serio: il Viminale ha innalzato il livello di sicurezza del capo leghista. Significa scorta 24 ore al giorno. I «comitati d’accoglienza» antagonisti che hanno accompagnato i suoi comizi per tutta la campagna elettorale con uova e bombe carta hanno suggerito un più stretto controllo.
A pranzo, la relativa clandestinità che aveva accompagnato Salvini durante la mattinata comincia a incrinarsi. Una bambina in abito da comunione lo riconosce e richiama l’attenzione di tutti: per le fotocamere dei telefonini c’è molto lavoro. Per pranzo arriva anche la mamma di Mirta, Giulia, e il «Capitano» si concede porcello arrosto, una ruota di formaggi e una bottiglia di nebbiolo.
Il telefono ricomincia a suonare, passa a trovarlo l’ex presidente leghista della Provincia di Sondrio, Massimo Sertori. È ora di calare a valle per la lunga notte in diretta su Radio Padania. «Siamo uno “spauracchio” per tante mummie, vuol dire che siamo nel giusto».
Direi che il risultato della Liguria, se confermato, è qualcosa di miracoloso. Molto bene davvero La scorta Il Viminale innalza il livello di protezione: ora ha la scorta per 24 ore al giorno