L’ex sindaco festeggia: Matteo? Lo sento poco Lui il Sud non lo capisce
Spalanca il faccione da Masterchef e pronuncia infine la battuta che dev’essersi preparato per questa vittoria annunciata: « Trasformismo? Macché. Io qui voglio trasformare Masaniello in Dalla Chiesa. Al Sud tendiamo troppo ai Masaniello, quello è il guaio...». Ma sì. Basta coi veleni, con gli Impresentabili, con i voltagabbana. «Bubbole!». È la sera dei miracoli, tutto è possibile, perfino sognarsi generali piemontesi anziché capipopolo dei lazzari. «Da stamattina sto parlando con i miei avi e con mio padre lassù in cielo», giura Michele Emiliano, che rivendica come promessa di riscatto pure il ramo sabaudo della famiglia materna: «Da domani mi gioco anche il loro nome e la loro faccia», da presidente, anzi da «sindaco di Puglia», come da slogan.
L’unico avversario da battere pare annidato nelle pieghe della notte barese, tra i decimali di un’affluenza che spaventa fino a tardi, con la soglia psicologica del 50 per cento che un po’ si squaglia al sole, certo colpa di quel benedetto Renzi che ha piazzato l’election day in mezzo al ponte del 2 giugno...
I ragazzi dello staff, nel gazebo che invade via Nicolai (quadrilatero Murat, Bari bene osannante per questo figlio del popolo cresciuto da pm antimafia e poi da sindaco), fanno i conti col batticuore già alle sette del pomeriggio: «Ha votato il 34 per cento. Più delle Europee: al 50 ci arriviamo, dai!». Si chiude alle undici della sera. L’incubo della vittoria mutilata s’addensa sul buffet.
Un pensiero vola al bimbaccio di Rignano, che qui non ha mandato nemmeno la sua fatina mannara Boschi: «Renzi? Non lo sento da venti giorni», mormora il neopresidente: «Dava per scontata la Puglia, si sarà concentrato altrove. Nessun solco tra noi. Però il Sud non lo capisce granché, Renzi: è un posto per superuomini e superdonne, devi formarti se vuoi restare integro». Integrità pare una parola astratta a vedere certi salti di barricata, certe folgorazioni di candidate inventate da Francesco Schittulli, ora perdente certo, e planate su Emiliano.
Dietro il superuomo annunciato si corre per il secondo posto. E nel centrodestra che ha fatto harakiri, l’oncologo Schittulli e la dama nera Poli Bortone gareggiano per conto di Fitto e Berlusconi, a misurare quanta rottamazione o restaurazione dovrà sopportare l’ex Pdl dissolto in coriandoli di rancore: si gioca un futuro che sa di passato.
La grillina Antonella Laricchia invece un futuro vero ce l’avrebbe persino: Emiliano continua a sognarla assessore della sua nuova giunta, «sarebbe un colpo pazzesco, portarli a governare qui da noi». Calciomercato, per ora.
Schittulli è un perdente di classe, «se supero la Poli sono l’anti Berlusconi di Puglia», dice. Ma ha sul telefonino un messaggio pronto, «guardi, l’ho scritto il 20 maggio», sussurra timido. Il testo è un addio: «Volevo cambiare la politica. Invece “questa” politica vuole cambiare me. Così me n’allontano per restare uomo, cristiano e medico». Sospira: «Lo mando alle undici di sera, eh?». I figli frenano (Schittulli ha una famiglia splendida: tutti amorevolmente riuniti per il pranzo domenicale in una trattoria di Bari vecchia): «Papà, se perdi è meglio, speriamo che non entri nemmeno in consiglio, così la finiamo».
Da chirurgo oncologo racconta di avere conquistato l’ammirazione di Gianrico Carofiglio, allora pubblico ministero, quando bloccarono la sala operatoria dell’ospedale e lui andò tre mesi a operare in clinica privata senza prendere un quattrino: «Mi chiamò in Procura, non ci credeva. Diventammo amici». Ora qualche spiffero malevolo predice grane per gli anni in cui guidò la Provincia. Ma ci vuol altro a turbarlo. «Domattina ho otto interventi». Ancora opera gratis, dice, «vado a letto presto». Solo per Emiliano è tenera la notte: «Il nord viene qua, piglia ciò che vuole e va via. Dobbiamo farla noi meridionali la rivoluzione!». Sarà l’ora, ma pare ancora un bel po’ Masaniello.