Il mio Afghanistan
Archeologa, è la memoria del Paese «L’ostilità anti-Occidente? Colpa degli hippies. Il Mullah Omar volle salvare i Buddha di Bamiyan»
non correvano rischio alcuno. Io venni incaricata di scrivere alcune guide turistiche. Ricordo che viaggiavo dovunque, anche nelle zone più remote». Fu allora che nacque la grande passione per Louis. «Entrambi divorziarono per risposarsi. Per quindici anni, fino alla morte di lui, furono il punto di riferimento per chiunque volesse capire l’Afghanistan», dicono al Centro.
Nancy ha un’idea precisa sullo sviluppo massiccio sulla produzione della droga e, assieme, della xenofobia locale. «Cominciò alla metà degli anni Sessanta con l’arrivo degli hippies, dei figli dei fiori. Prima dagli Stati Uniti, poi dall’Europa occidentale. Giovani che non avevano alcun rispetto per le tradizioni locali. Venivano per l’hashish, che era di ottima qualità e praticamente gratuito. Era il tempo dell’amore libero, delle ragazze con le magliette senza reggiseno. Gli afghani inizialmente li accolsero a braccia aperte. Poi però rimasero offesi. Iniziò allora il loro sentimento di ostilità e ritrosia verso gli stranieri». Le cose cambiano radicalmente con l’invasione delle truppe sovietiche alla fine degli anni Settanta. Louis è accusato di essere una spia e brevemente imprigionato. Poi entrambi si trasferiscono a Peshawar, in Pakistan. I loro viaggi in Afghanistan si fanno occasionali e con mille difficoltà. Ma lei non lesina sugli aspetti positivi di quel periodo. «Il Paese si chiuse agli occidentali, però ci furono anche cose buone per la popolazione: educazione per tutti, anche per le donne, lavoro aperto, case popolari, servizi pubblici. Il problema tuttavia erano i campi profughi nati poi con la guerra di opposizione ai russi. Vi stava crescendo una nuova gioventù totalmente avulsa dalla storia afghana e invece aperta all’influsso del nuovo fondamentalismo arabo».
L’arrivo dei talebani rappresenta il punto d’arrivo per quelle premesse. S’impone il radicalismo islamico importato dal Medio Oriente. Nancy da Peshawar riesce comunque a tornare a Kabul. È una delle pochissime occidentali che a capo di un’organizzazione non governativa ha l’autorizzazione per lavorare con il regime del Mullah Omar. «Vedevo spesso il loro ministro per gli Affari economici. Poi in America mi accusarono di essere una filo-talebana. Ma io vorrei semplicemente dire che non sono tutti diavoli con le corna e comunque con loro occorre cooperare, sono una parte importante del Paese. Più verranno ignorati e più compiranno attentati». E le ultime notizie circa le infiltrazioni dell’Isis? «Sono vere e vanno prese molto seriamente. Non sono affatto certa che l’attuale governo a due teste, con Ashraf Ghani presidente e Abdullah Abdullah suo capo dell’esecutivo, possa davvero funzionare. La paralisi politica potrebbe allora facilitare la diffusione dell’Isis che è molto di moda, attira i giovani radicali, importa orrori inauditi persino per l’Afghanistan».