Corriere della Sera

L’ERRORE DI UNIFICARE LE VARIETÀ DELL’AMORE

Matrimonio gay Nessun rapporto affettivo è mai una sconfitta: lo è, però, la perdita di coscienza della pluralità delle relazioni La stessa Costituzio­ne italiana insegna che i diritti si tutelano meglio riconoscen­do le differenze, non negandole

- Di Luca Diotallevi

Che il matrimonio sia per lo Stato un «contratto» e solo per la Chiesa qualcosa d’altro è uno dei punti fermi della laicità. La questione, però, si può guardare anche da un altro punto di vista. La laicità non se ne abbia a male. Per la Chiesa l’amore coniugale di un uomo e di una donna è un sacramento, ma diverso dagli altri sei. Infatti, la Chiesa non insegna che Gesù ha istituito («inventato») il matrimonio. Insegna invece che lo ha trovato ed elevato; che ha cioè riconosciu­to, dentro il matrimonio, la qualità di base del sacramento. San Paolo e san Tommaso scrivono pagine straordina­rie sul valore santifican­te dell’amore coniugale in sé. La Chiesa, insomma, non ha istituito, ma ha sempliceme­nte riconosciu­to la dignità dell’amore fedele — e non solo «contrattua­le» — tra un uomo e una donna. Accetta che questo amore contenga, e che manifesti in una dimensione pubblica, una Grazia che non è stata Lei, la Chiesa, a metterci.

Non diversamen­te avviene per la politica. Lutero, quando volle dare al principe un potere senza limiti, contribuen­do così alla nascita dello Stato moderno, affidò allo Stato una completa competenza anche sul matrimonio. Così si compì — come ha scritto John Witte — la nascita del matrimonio come «contratto». Del resto, lo Stato «assoluto» non tollerava nessuna istituzion­e autonoma: né quella del matrimonio, né quelle dell’università o dei mercati.

Una volta ridotto a «contratto», il matrimonio è una forma che gli individui — dopo aver accettato la «privatizza­zione» della particolar­ità del loro amore imposta dallo Stato — riempiono di ciò che vogliono. La Chiesa che si fa regime o la politica che si fa Stato non tollerano troppa libertà per l’amore coniugale, né per l’amore in generale, a partire dall’amicizia. (De Tocquevill­e, venendo dall’Europa statalista, scopriva in un’America diversa la pratica dell’«amicizia civile»).

A questo punto, però, è possibile un’osservazio­ne: molto secolare e poco laica. Questa osservazio­ne può aiutare a capire meglio l’affermazio­ne, certo molto dura, del cardinal Parolin (Segretario di Stato vaticano) che ha definito l’esito del referendum irlandese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso «una sconfitta per l’umanità».

Nessun amore è mai una sconfitta. Mai, infatti, i diritti di una persona dipendono da come ama e da chi ama. La sconfitta sta, invece, nella perdita della coscienza della pluralità delle forme di amore (coniugale, amicale, genitorial­e, ecc...). La sconfitta è il non saper più riconoscer­e, anche sul piano legale, la varietà degli amori e le loro differenze. Ciò si verifica inevitabil­mente quando ad amori diversi si impone l’unica

La legge Seguendo la via secolare — che non è quella laica — non è affatto necessario contrattua­lizzare tutti i rapporti sociali per difendere, anche al loro interno, i diritti delle persone, soprattutt­o di quelle più deboli

generica forma del contratto.

In realtà, non è affatto necessario contrattua­lizzare tutte le relazioni sociali per difendere anche al loro interno i diritti delle persone, soprattutt­o di quelle più deboli. Ad esempio, non dobbiamo pensare come un contratto il rapporto tra un genitore e un figlio per difendere i diritti dell’uno dagli abusi dell’altro.

Se, per un attimo, abbandonia­mo il punto di vista laico, ci accorgiamo che ci sono tante forme di amore, ciascuna diversa dall’altra. Ci accorgiamo che, per difendere i diritti delle persone, non serve annullare la differenza tra le varie forme di amore. Semmai, ciò che serve è riconoscer­e queste differenze, come la Costituzio­ne italiana prescrive e insegna.

Forse unioni civili che siano mere fotocopie dell’istituto del matrimonio tolgono più di ciò che danno. La Costituzio­ne italiana insegna infatti a concepire la Repubblica come un insieme di tanti tipi di relazioni diverse, ciascuna con un proprio profilo istituzion­ale. Insegna che i diritti si tutelano meglio riconoscen­do e responsabi­lizzando le differenze, non negandole. Questa è la via secolare, diversa dalla via laica.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy